Una vita a San Sebastian: Xabi Prieto, il Totti della Real Sociedad

Xabi Prieto Real Sociedad
La Liga
Dal 2001 il centrocampista è stato uno dei pilastri della squadra di San Sebastian. Nel 2018 l'ultima partita e la maglia omaggio del club.

"Ezina ekinez egina". Una frase che, nella difficilissima lingua basca, può essere tradotta in italiano con "L'impossibile, se vuole, diventa possibile".

Ecco, in un calcio senza più bandiere e trasferimenti forsennati, Xabi Prieto ha reso possibile qualcosa che ormai non sembra più poter essere riproposto. O quasi.

Una vita intera alla Real Sociedad, eccezion fatta per due esperienze quando era bambino con le maglie di Santo Tomas Lizeoa ed Hernani. Un basco tra i baschi. Txuri-urdin maitea, amati bianco-blu come recita l'inno ufficiale del club.

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A quattordici anni entra nel settore giovanile della Erreal, la squadra della città in cui è nato il 29 agosto 1983 e quella per la quale ha sempre fatto il tifo. Uno così, in un modo o nell'altro è destinato a lasciare un segno indelebile nella storia del suo club di appartenenza.

E non è un caso che il primo goal in Liga lo segni al Real Madrid, nella stagione nella quale esordisce nel calcio dei grandi. Sono anni di grandi sconvolgimenti nel cuore del Pais Basco quelli che accompagnano il battesimo di Xabi Prieto nella Liga nel 2003.

In quattro anni si passa dal titolo di campioni di Spagna sfiorato di appena due punti alle spalle del Real Madrid a un diciannovesimo posto che significa retrocessione in Segunda Division.

In tutto questo, Xabi pian piano diventa uno dei punti di riferimento della Real Sociedad, al punto da diventarne vice-capitano e rinnovare il suo contratto fino al 2013 malgrado il downgrade di categoria.

Nemmeno la retrocessione cambia le prospettive del centrocampista. Quasi tutti, di fronte alla prospettiva di qualche anno lontano dai riflettori, saluterebbe tutti. Non lui.

Volendo modificare un detto basco, "Vestec eç leguez Xabi surra". Letteralmente "Xabi ha la narice diversa", forma dialettale basca che indica chi ama discostarsi dal modo di pensare comune, agendo per vie proprie La fascia di capitano però non si tocca, almeno per il momento.

Quella appartiene a Asier Illarramendi. Un altro basco come lui, un altro che ha dedicato quasi per intero la sua carriera alla Real Sociedad fino al 2013, prima di cedere per un paio di anni alle sirene di un altro Real, decisamente meno sociedad ma ben più vincente e di base a Madrid.

Nel frattempo Prieto diventa uno dei protagonisti principali della risalita della squadra di San Sebastian dalla Segunda alla Liga. Dopo due stagioni in cui la società basca sfiora la promozione, per risalire serve uno shock emozionale, oltre che quello tecnico.

Xabi Prieto Jordi Alba Real Sociedad Barcelona La Liga 04012015

Ecco dunque che all'alba della stagione 2009/2010 Xabi decide di cambiare numero di maglia. Addio all'amato 24, per il salto di qualità e il ritorno nel campionato più importante di Spagna serve la numero 10. Indossare la maglia più sognata dal 99% dei bambini che si innamorano dello sport più amato e seguito al mondo non è da tutti.

Sarà la magia del numero più suggestivo, ma l'esperimento funziona. Gli Txuri-urdin vincono la Segunda Division e alla quale il centrocampista dà il suo contributo segnando 7 goal in 35 presenze complessive.

Nel 2013, arriva anche la fascia. Illarramendi lascia San Sebastian per Madrid e quel lembo di stoffa che va avvoltolata intorno al braccio non può che finire a cingere il suo. Su quella di Prieto, come su quella di Asier, compare stampata la bandiera del Pais Basco.

Fierezza e convinzione (a volte ostinazione) di essere un qualcosa di diverso, un mondo a parte. E ogni occasione è quella giusta per ricordarlo agli occhi del mondo e in particolare a quelli della monarchia spagnola.

Per altri cinque anni il centrocampista di San Sebastian continuerà ad essere il perno intorno al quale si muoverà la galassia Real Sociedad. Numeri e rendimento da bandiera, omaggio da leggenda nel momento in cui il sopraggiungere del (maledetto) tempo avrà la meglio sulla condizione fisica e sulla convinzione di poter continuare a mantenere ritmi di gente assai più giovane e fresca sul piano fisico.

Nel 2018 Xabi Prieto annuncia che quella in corso sarà l'ultima stagione da professionsita. E' arrivato il momento di lasciare spazio alle nuove leve. Ma il giorno dell'addio al calcio di una bandiera non può essere cassato come quello di uno qualunque.

Nel corso della gara contro il Leganes, l'ultima all'Anoeta, da sempre una casa molto più che uno stadio, i compagni di squadra scendono in campo con una maglia speciale. Al posto scenderanno in campo con una maglia speciale nella quale, al posto del classico logo con il pallone in cuoio sormontato da una corona e la bandiera biancoblu in diagonale, compare il volto di Xabi Prieto.

Xabi Prieto Logo Real Sociedad

Un addio toccante e ricco di emozioni, con annesso giro di campo e lacrime finali di tutto lo stadio. C'è un solo grande neo negli oltre 21 anni della sua carriera alla Real Sociedad: il non essere riuscito a conquistare un trofeo.

Il grande sogno di riportare un titolo a San Sebastian e porre fine a un digiuno di oltre tren'tanni è destinato a restare inespresso. Beffa delle beffe, soltanto due anni più tardi, nell'annus horribilis 2020, los Txuri-urdin vinceranno la Coppa del Re in una finale tutta basca contro l'Athletic Bilbao.

Un epilogo e una passerella d'onore che Xabi Prieto avrebbe percorso a testa alta e con il petto gonfio di quell'orgoglio che solamente chi è madrelinga euskara è in grado di provare. Ma la realtà di fiabesco ha ben poco e troppo spesso ti lascia con un pugno di mosche anche e soprattutto meriteresti di conquistare quel traguardo che hai inseguito da una vita.

A Roma, di capitani, bandiere e numeri Dieci qualcosina ne sanno. Uno su tutti, Francesco Totti. Ecco dunque che al momento dell'accoppiamento tra i giallorossi e il club di San Sebastian agli ottavi di finale di Europa League, il paragone è presto fatto.

La stessa Real Sociedad, il giorno prima dell'andata giocata all'Olimpico, ha deciso di celebrare le icone dei due club con un post sui propri social network.

"Da bambino non sognavo di fare il calciatore, sognavo di giocare nella squadra della nostra vita". La grammatica magari non proprio perfetta, ma capiamo lo sforzo di adattarsi a una lingua che per un non madrelingua può risultare tanto complicata quanto è il basco per noi qui in Italia.

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