Valencia e Roma: i treni persi da Tavano
Francesco Tavano ha continuato a giocare fino a 43 anni. D'altronde, uno che ci ha creduto fin da bambino non può che continuare a calcare campi e puntare la porta. Ciccio allena tra i dilettanti al Tuttocuoio, in quella Toscana che per lui - nato a Caserta - rappresenta una seconda casa (vivaio Fiorentina, Pisa, Rondinella). Sì, perchè è lì che il Tavano calciatore sboccia.
In particolare ad Empoli, per l'attaccante un autentico 'Eden' del pallone: un talento sopra la media non può restare inosservato, soprattutto se sfoderi l'argenteria sul proscenio più prestigioso: quello della Serie A.
E allora ben venga la gavetta, perchè in maglia azzurra Tavano recita a meraviglia. Prima in B, poi nel massimo campionato: non parliamo di Barça o Real, ecco perchè l'exploit assume i contorni della favola. I cinque anni di Empoli si rivelano un romanzo da augurare a chiunque insegua un sogno: scatti, dribbling, tiri a giro, acrobazie. Ciccio parte da sinistra e quando si accentra son dolori: il 'Castellani' ancora ringrazia.
Ringrazia anche patron Corsi, che nell'estate del 2006 vede presentarsi alla porta il Valencia. Non il Valencia di oggi, immerso nell'anonimato del centroclassifica, bensì quello dei Canizares, Albiol, David Silva, Villa e Morientes, impegnato in Champions e che sgomita con Messi, Raul e Ronaldo il Fenomeno per tentare l'assalto alla Liga.
Tavano è reduce da 40 goal in due stagioni, sfiora la chiamata di Lippi per i Mondiali di Germania (sarebbe stato campione, ma un infortunio prima dello stage gli tarpa le ali) e si fa pagare: 10 i milioni versati nelle casse dei toscani da parte del club iberico e treno sui binari pronto a partire. Treno? Un Eurostar, un Frecciarossa! Dai campi in polvere alla musichetta udita in prima linea, quella un tempo canticchiata alla tv sul divano di casa: la chance di una carriera, a 27 primavere, è servita.
Il treno però fa ritardo, la classe si rivela economy e il viaggio diventa brevissimo. Appena 6 mesi, fatti di panchina, tribuna e la miseria di 3 presenze in campionato, 2 in Champions ed una in Coppa del Re senza goal, per un totale di 218 minuti giocati. Un accantonamento precoce, a dispetto di una piazza che fin da subito lo prende in simpatia e reclama più spazio per 'El Ciccio'. Niente da fare, appelli vani.
Tavano lo vuole l'allora ds Amedeo Carboni, icona del Valencia da calciatore e promotore del 'made in Italy' al Mestalla una volta sedutosi dietro la scrivania. Peccato che le sue idee 'cozzino' con quelle di Quique Sanchez Flores, l'allenatore con cui il bomber casertano non riesce a connettere le sinapsi. Tantomeno Carboni, in eterno conflitto col tecnico valenciano.
"Qui mi sento inutile, c’è pregiudizio verso i calciatori italiani. Sembra che io non abbia mai fatto nulla nella mia vita. Qui non mi considerano. Ho chiesto al mio procuratore di venire qui a parlare con la società, perché così non posso andare avanti".
Allora nasce l'ipotesi Roma, ironia della sorte l'unica squadra contro cui Tavano nell'avventura flop di Valencia parte titolare (in UCL).
"Ci aspettavamo una considerazione maggiore da parte del tecnico, ma nonostante ciò Francesco si impegna al massimo - le parole del suo agente, Stefano Guercini, a 'Teleradiostereo Sport' - Tavano nel contesto spagnolo sta bene sia dal punto di vista tattico che tecnico. La Roma ai tempi dell'Empoli ha acquisito informazioni sul calciatore e so che lo tiene d'occhio, ma non ci sono stati sviluppi. Se Ciccio continuasse a stare in panchina, già a inizio 2007 potrebbe tornare a casa".
Nel mercato invernale casa Tavano ci torna: Caserta-Roma è roba di un'ora e mezza e l'operazione riceve il placet di Luciano Spalletti, timoniere giallorosso nel 2006/2007.
"Ha le caratteristiche per stare in un assetto come il nostro".
La Spagna sembra lontana quanto la Cina, perchè Ciccio volta pagina e approda sotto il Colosseo in prestito con diritto di riscatto a 10 milioni. Proprio quelli che il Valencia pagò per prelevarlo da Empoli.
"Potevo forse fare di più, ma io mi allenavo con impegno e non venivo mai convocato. Ho pagato, credo, il cattivo rapporto tra l’allenatore Flores e il direttore sportivo Carboni. A quest’ultimo, peraltro, sono grato perché mi ha aiutato ad andare via. Gli avevo chiesto di cambiare aria e mi ha accontentato. Ora sono alla Roma e sono molto contento".
Con la 17 sulle spalle, da gennaio a maggio e con una concorrenza di nome Amantino Mancini, Taddei e Vucinic, tra ingressi dalla panchina e qualche chance da titolare colleziona 16 apparizioni e 2 goal tra A e Coppa Italia (in Champions, avendo giocato già col Valencia, non è arruolabile). Di sicuro meglio che in Spagna, ma il bilancio è troppo magro per pensare di stabilirsi a Trigoria.
"Alla Roma ho fatto le mie presenze, abbiamo vinto la Coppa Italia e conquistato il secondo posto in campionato - ricorda Tavano a 'Il Romanista' - Ero fuori forma dopo 6 mesi di inattività col Valencia e ci ho messo un po' per ritrovare la condizione. Alla fine dell'anno non fui riscattato, il Valencia voleva 10 milioni e pensandoci oggi la Roma fece bene a non spendere tutti quei soldi".
Al netto di una parentesi poco brillante, però, Ciccio lascia la Capitale con una certezza.
"Il più forte compagno di squadra mai avuto? Francesco Totti - assicura a 'Calcio Illustrato' - Un calciatore di enormi qualità calcistiche, ma soprattutto umane. Vedendolo da fuori, si può pensare abbia la chiacchiera facile nello spogliatoio. Invece parliamo di un lavoratore che si è sempre messo a disposizione di ogni compagno. Scherzava sì, ma il giusto, con la classica battuta pronta tipica dei romani, ma mai una parola fuori posto. E delle qualità innate, che non scopro certo io".
'Grazie Roma', ma il treno fa dietrofront e lo riporta a Valencia. Leggi di mercato, non supportate però dalla volontà comune di recuperare un matrimonio da incubo: e allora 'Adios Valencia', stavolta per sempre, perchè la Toscana lo rivuole. Tavano va a Livorno, riabbracciando la sua seconda patria e ideando l'esultanza diventata un trend: mano in testa più linguaccia.
"Una sera io e Francesco Volpe eravamo andati a cena fuori e avevamo bevuto qualche bicchiere di troppo - spiega a 'Gianlucadimarzio.com' - Io ad un certo punto, verso il dolce, gli ho fatto questo gesto per mimargli che ero un po’ brillo. Lui subito mi fa: 'Bene, allora se segni domenica devi esultare così'. Era la prima giornata di campionato, feci tripletta. E via con l’esultanza... Che avendomi portato bene ho continuato a fare".
Quando senti feeling con qualcuno o qualcosa le cose girano, c'è poco da fare: seppur sceso dal treno dei sogni, in amaranto il bomber ritrova goal e guizzi. La parola magica che fa rima con Tavano è Toscana, per questo l'Empoli-bis diventa quasi una roba scontata. Altri 4 anni, giusto il tempo di entrare nella storia come miglior marcatore di sempre del club (la 10 verrà ritirata in suo onore), poi - tolto l'anno di Avellino - Prato, Carrarese (con cui sfiora un'epica promozione in B) e ancora Prato e Ponsacco.
"A chi sogna di diventare calciatore dico di non mollare mai e di non buttarsi mai giù dopo un errore o dopo una partita sbagliata. E poi di cercare sempre di allenarsi al meglio, cosa che cerco di fare ancora io a quest'età".
"Da piccolo a scuola non ci andavo, quindi se fossi rimasto al mio paese avrei fatto o il muratore o il disoccupato. In estate andavo a lavorare il tabacco con mio zio. Piantavano il tabacco e noi lo andavamo a mettere sotto le serre. La sera tornavo a casa nero: sulla faccia, sulle mani, dappertutto. Era massacrante, ma è servito. Soprattutto per farmi capire l’importanza dei sacrifici. A me nella vita - calcistica e non - nessuno mi ha mai regalato nulla. Ho ottenuto tutto con il sudore della mia fronte".