Paul Peschisolido, fuggito dalla Juve per diventare idolo in Inghilterra

Paul Peschisolido
Getty/Goal
Un nome che non si dimentica, un nome che non ti dice nulla e che ti dice tutto. Se non conoscete la storia di Peschisolido, questo è il posto giusto.

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Se avete vissuto la vostra adolescenza tra fine anni 90 e inizio 2000, con la peculiarità di essere almeno leggermente malati di calcio, allora è impossibile che il nome Paul Peschisolido non vi dica nulla. E' uno di quei nomi che resta impresso, non sai nemmeno tu perché. Paul Peschisolido, sembra un personaggio inventato. Uno che potrebbe uscire fuori tranquillamente dalla serie tv 'I Soprano'. Eppure esiste davvero e ovviamente ha fatto il calciatore.

Nonostante le evidenti origini italiane, Peschisolido è nato in Canada in un periodo storico nel quale se giocavi a calcio ti guardavano strano. Eppure Paul era piuttosto bravo, al punto che nel 1990 per lui si è aperta persino la possibilità di giocare nella Juventus. Aveva soltanto 19 anni quando ha fatto le valigie e si è imbarcato per Torino. Ma il sogno è durato poco.

"Avevo nostalgia di casa e ho mandato tutto all'aria con la Juventus. Sono tornato in Canada e mio padre non mi ha parlato per quasi un anno. Tifava Juve ed era distrutto".

Due anni dopo, però, Peschisolido ci ha riprovato. Il treno Juve era ormai passato, ma per lui si sono spalancate le porte del Birmingham, nonostante a quei tempi fosse parecchio difficile per un calciatore canadese sfondare nel professionismo.

"Mio padre mi ha detto: sarà una perdita di tempo come l'ultima volta, ci vediamo tra un mese grande idiota. Dopo 8 ore di volo sono sceso in campo con la squadra riserve e dopo cinque minuti ho fatto goal. E' in quel momento che ho capito di potercela fare".

E così Peschisolido ha salvato il rapporto con il padre ed ha iniziato una lunga carriera in Inghilterra. Nei due anni che è rimasto a Birmingham è diventato famoso anche per aver sposato l'amministratore delegato del club, Karren Brady, oggi vice-presidente del West Ham. Nonostante non sia mai stato un bomber implacabile (non l'avevamo ancora detto, ma era un attaccante) è riuscito a farsi amare in ogni club in cui ha giocato. Spesso è stato il 12° uomo, il jolly dalla panchina che entrava e risolveva la partita, come nel 2003 in un epico Sheffield United-Nottingham Forest, con in palio la finale playoff per la promozione in Premier League.

Peschisolido PS

Lo Sheffield è andato sotto 0-2 ma è riuscito a recuperare e portare il match ai tempi supplementari. A quel punto è entrato in scena Peschisolido, che con una spettacolare azione personale ha ubriacato la difesa del Nottingham prima di segnare il goal del 3-2, facendo totalmente impazzire lo stadio.

La sua esultanza, tutt'oggi, è rimasta iconica.

"Ho perso completamente la testa, ogni freno. Non sapevo cosa stessi facendo, prima di quella volta non mi ero mai tolto la maglietta. I tifosi saltavano, c'era un ragazzino che piangeva e io correvo per tutto il campo urlando "oh my god!". E' stato il momento migliore della mia carriera. La gente mi scriveva messaggi dicendomi che quella era stata la partita più bella che avessero mai visto. E pensare che ero entrato per calciare il rigore...".

Al 112' tutti pensavano che sarebbe stato quello l'esito, invece la partita è terminata 4-3 per lo Sheffield United, che nonostante la sconfitta in finale ha vissuto una stagione epica, raggiungendo sia la finale di FA Cup che quella di Coppa di Lega, venendo eliminato rispettivamente da Arsenal e Liverpool.

Un altro momento epico che ha inciso il suo nome nella leggenda è stato 'il goal della tazza di caffè'. Peschisolido giocava nel Derby County e l'avversario era ancora una volta il Nottingham, odiatissimo da quelle parti. La doppietta che ha segnato sarebbe già potuta bastare per renderlo un eroe, ma il modo in cui ha segnato il primo goal è un qualcosa da raccontare ai figli e poi ai nipoti. Il portiere avversario, tentando di rinviare il pallone, ha colpito una tazza di caffè (sì, una tazza di caffè) che era stata lanciata sul campo. La traiettoria è cambiata totalmente, finendo dritta dritta sui piedi di Peschisolido che a porta vuota non poteva sbagliare.

"A fine partita, visto che non c'erano trofei in bacheca da molto tempo, mi hanno chiesto di firmare la tazza".

In una carriera da 118 goal in 447 partite ufficiali in giro per l'Inghilterra, rappresentando 9 club diversi, gli è mancata la soddisfazione di giocare in Premier League, conquistata proprio col Derby nel 2007 prima di venire scaricato. Eppure nessun tifoso di quelle nove squadre l'ha dimenticato. Diventava presto un idolo, bastava un goal nel momento giusto o alla squadra giusta. D'altronde con quel nome come fai a dimenticarlo? Come fa a non diventare il tuo idolo?

Con la Nazionale canadese ha vinto il primo e unico trofeo degli ultimi 37 anni, la Gold Cup del 2000 negli Stati Uniti, contro ogni pronostico. Quello non era certo il Canada di oggi, capace di qualificarsi ai Mondiali grazie a talenti del calibro di Alphonso Davies e Jonathan David, ma una nazionale tutt'altro che competitiva ad alti livelli.

La sua carriera da allenatore è praticamente iniziata e finita al Burton Albion, in League Two. Colpa di Jamie Vardy, sì, proprio lui. Il simbolo del Leicester campione d'Inghilterra gli era stato proposto quando ancora giocava nell'Halifax Town.

"Era bravo, ma aveva già 24 anni e il fatto che avesse portato una cavigliera elettronica per aggressione pensavo potesse essere un danno d'immagine per il club. Ho parlato con il suo agente, il quale mi ha detto che Vardy avrebbe giocato per la nazionale inglese. Mi sono incazzato e gli ho risposto: 'Dai su, ha già 24 anni, è segnalato. Non fraintendermi, è bravo. Ma dall'Halifax all'Inghilterra? Fammi il favore".

Sappiamo tutti come è proseguita la storia di Vardy, mentre per quanto riguarda Peschisolido l'esonero dal Burton nel 2012 è coinciso con il suo addio al calcio professionistico.

"Non ero mai stato licenziato prima. Mi sono nascosto per mesi, non volevo essere giudicato. Mi vergognavo. Lì ho capito che me ne dovevo tirare fuori da quel mondo. Dedicando più tempo a mia moglie e ai miei figli. Ho riavuto la mia vita, non ho fatto più domanda per nessun altro lavoro. Essere esonerato è stato orribile".

Così si è dedicato alla beneficenza. Avrebbe dovuto guidare la nazionale inglese dei senzatetto nel Mondiale 2020 in FInlandia, ma il torneo è stato cancellato causa Covid. Da allenatore non è andata come sperava, ma il Peschisolido calciatore il suo marchio lo ha lasciato. Non avrà giocato per la Juventus come voleva il papà, né tantomeno in Premier League e nelle coppe europee. Ma in fin dei conti salire di nuovo su quell'aereo non è stata una perdita di tempo.

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