Never give up, il mantra di Dessers: "Obiettivi? Salvezza e finale di Coppa Italia con la Cremonese"
"Never give up”, questo è sempre stato il motto di Cyriel Dessers, uno che prima di arrivare al grande calcio, si è fatto tutta la gavetta, ma proprio tutta. Uno che ha superato momenti duri, nei quali il sogno rischiava di trasformarsi in incubo. Momenti nei quali sarebbe stato più facile mollare tutto e, magari, continuare a studiare per diventare avvocato. Chissà cosa sarebbe successo se non fosse stato così testardo. Magari, oggi, sarebbe in un’aula di tribunale a difendere, anziché in un campo di calcio ad attaccare. Chissà.
Alla fine, è inutile guardare al passato, lo ripeterà spesso durante l’intervista, il futuro è l’unica cosa che conta. E il “Never give up” è un intercalare che ricorrerà spesso, anche quando si parlerà di Cremonese. Perché chi crede che i grigiorossi abbiano alzato bandiera bianca, si sbaglia di grosso…
“Nella mia carriera ho imparato che non si deve mai mollare – ci ha raccontato in esclusiva per Goal.com – perché tutto può succedere. Abbiamo ancora molti scontri diretti che possono cambiare rapidamente la classifica. È vero che siamo un po’ in ritardo, ma è altrettanto vero che finora abbiamo raccolto meno di quanto meritassimo”.
Dunque, dopo aver seminato, ora è arrivato il momento del raccolto. Per Cyriel e la Cremonese…
Dopo una carriera spesa tra Belgio e Olanda, a 28 anni sei arrivato in Italia: cosa sapevi della Serie A prima di venire a giocarci?
“Oltre che un giocatore, sono anche un grande appassionato di calcio e vedo molte partite. La Serie A è uno dei campionati più importanti d’Europa e quindi lo guardavo con grande attenzione, anche perché il livello è molto alto. C’erano anche diversi giocatori belgi, o che hanno giocato nel campionato belga, che continuavo a seguire con interesse. Come, ad esempio, Lukaku o Milinkovic-Savic. Insomma, la Serie A è un torneo che mi è sempre piaciuto ed essere arrivato qui è stato un grande traguardo per me”.
Quali differenze hai trovato rispetto ad altri campionati in cui hai giocato? È vero che la Serie A è l’università del calcio per un attaccante?
“E’ sicuramente più difficile segnare in un campionato come la Serie A, perché l’attenzione alla fase difensiva è molto più alta. Non direi che i difensori siano più duri, questo no, ma sono sicuramente decisi, non ti lasciano spazio, sono asfissianti. E comunque tutto l’atteggiamento di squadra è molto accorto. In generale, comunque, il livello è molto alto, non solo dal punto di vista tattico o difensivo”.
E come ti trovi a vivere in Italia?
“Dell’Italia ci sono tante cose che mi piacciono, lo stile di vita su tutti. Mi piace molto quando, con il bel tempo, vedo la gente che si ritrova fuori dai locali a chiacchierare. Cremona, poi, è una città molto bella e a misura d’uomo. La mia famiglia e gli amici mi vengono a trovare spesso e dunque non mi manca nulla. Appena ho tempo libero mi piace andare a visitare altre città: sono stato a Verona, Venezia e Bologna, ma ho trascorso anche una giornata sulle Dolomiti. Devo dire che l’Italia è davvero molto bella”.
C’è qualcosa invece a cui non ti sei ancora abituato?
“Devo dire che il “ritiro” è una cosa abbastanza nuova. All’estero ci si va di rado e solo se ci sono ragioni logistiche, per il resto non è un’usanza molto comune. Ad ogni modo, siamo professionisti, ci si abitua…”.
Chi ti ha impressionato di più finora in questa tua nuova avventura?
“Come dicevo prima, seguo da tempo Lukaku e Milinkovic-Savic, perché sono due giocatori che conosco molto bene e mi sono sempre piaciuti. Un altro giocatore che ho sempre ammirato, poi, è Dzeko: un attaccante davvero completo. Tra i difensori, invece, mi ha colpito molto Demiral: forte, aggressivo nel breve, esplosivo nel lungo. Un giocatore veramente difficile da affrontare”.
Hai citato Lukaku e Dzeko: sono loro gli attaccanti a cui ti ispiravi?
“Io e Lukaku abbiamo praticamente la stessa età, quindi non posso dire che fosse il mio idolo da ragazzino, però – sì – certamente è un attaccante che ho sempre seguito perché mi è sempre piaciuto molto il suo modo di interpretare il ruolo. Sono cresciuto ammirando le giocate di Henry e Drogba, due attaccanti ai quali ho cercato di rubare i segreti”.
Quali sono i tuoi compagni di squadra sui quali scommetteresti per il futuro?
“Ne cito due: il primo è Lookman dell’Atalanta, mio compagno nella nazionale della Nigeria, che sta facendo molto bene e secondo me può ancora crescere molto; l’altro è Quagliata: è un giovane molto interessante, l’avevo già avuto come compagno all’Heracles in Olanda e mi aveva già colpito, ha grandi qualità e sono convinto che possa arrivare a grandi livelli”.
Tornando alla Cremonese e alla vostra contraddittoria stagione: in campionato si soffre, mentre in Coppa Italia si sogna. Ti sei spiegato la differenza di rendimento in queste due competizioni?
“No, in realtà no, perché alla fine credo che abbiamo giocato sempre alla stessa maniera. Forse in Coppa Italia non ci è girata male come invece è spesso successo in campionato. Ci sono state diverse partite nelle quali siamo andati vicinissimi al goal e, poi, invece, l’abbiamo subito. E così siamo passati da una possibile vittoria ad una immeritata sconfitta. Penso alla gara contro la Juve, in cui io stesso ho colpito il palo e che poi abbiamo perso nel recupero. Stessa cosa all’Olimpico contro la Roma, quando ho colpito la traversa poco prima che i giallorossi trovassero il gol della vittoria. Insomma, credo che a volte siamo stati anche poco fortunati, speriamo che il vento cambi…”.
A proposito di Roma: sei stato l’artefice della qualificazione alla semifinale di Coppa Italia con il tuo gol all’Olimpico. Una sorta anche di rivincita personale?
“Se alludi al fatto che la Roma l’anno scorso abbia vinto la finale di Conference League contro il Feyenoord (squadra che Dessers ha trascinato in finale di Conference League, ndr), la risposta è no, perché ora sono alla Cremonese e questa è l’unica cosa che mi interessa. Nessuna rivincita, è stato solo un goal decisivo che ci ha permesso di raggiungere un traguardo prestigioso”.
Quello di Coppa Italia contro la Roma è stato uno dei gol più importanti della tua carriera?
“Difficile dirlo, perché l’anno scorso ho realizzato dieci reti in una competizione europea come la Conference League, tra i quali uno che è valso la finale, ma certamente è stato un gol decisivo, sia perché ci ha consentito di qualificarci, ma anche perché ci ha fatto capire che potevamo raggiungere obiettivi importanti”.
La situazione di classifica, tuttavia, resta molto complicata…
“Sì, è complicata, ma il campionato non è ancora finito. Abbiamo ancora tanti scontri diretti da giocare, come quelli contro Verona, Spezia, Sampdoria. Ce la possiamo ancora giocare”.
Qual è il tuo obiettivo personale e quale deve essere quello della Cremonese da qui alla fine della stagione?
“Non ci sono obiettivi personali che non siano quelli di squadra. L’obiettivo è unico e cioè la salvezza e io spero di poter contribuire a raggiungerlo segnando altri goal importanti per questo club e ripagare la loro fiducia”.
Insomma, “Never give up” come ci hai ripetuto più volte: ma hai mai pensato come sarebbe stata la tua vita se non fossi riuscito a diventare un calciatore professionista?
“No, non ci ho mai pensato perché ho sempre creduto che prima o poi ce l’avrei fatta. A scuola avevo cominciato a studiare legge: chissà, oggi magari sarei un avvocato (sorride, ndr). Ad ogni modo, la questione non si pone, perché ho sempre creduto di potercela fare, anche quando per un periodo ero finito in terza o quarta categoria. Non ho mai mollato e, alla fine, ho avuto ragione.”
Se un bambino che sogna di diventare calciatore dovesse chiederti qualche consiglio, cosa ti sentiresti di dirgli?
“Ovviamente di crederci sempre, anche quando le cose vanno male, di non scoraggiarsi e di lavorare duro, perché il duro lavoro paga sempre. Ma anche di farlo sempre con gioia, perché deve essere anche un piacere. Io l’ho sempre fatto e alla fine ha funzionato.”
Sei diventato un calciatore professionista, hai giocato per la tua nazionale (la Nigeria, ndr), ti sei laureato capocannoniere della prima edizione dell’Europa Conference League e sei arrivato in un campionato che seguivi fin da ragazzino come la Serie A: qual è il tuo prossimo obiettivo?
“L’ho già detto e lo ripeto, l’unico mio obiettivo oggi è la salvezza della Cremonese. E, poi, arrivare in finale di Coppa Italia. Non ne ho altri al momento”.
L’intervista è stata realizzata interamente in inglese, perché Cyriel capisce perfettamente l’italiano, ma preferisce esprimersi in inglese per evitare fraintendimenti. Ci sono solo due cose che ha deciso di dire in italiano: “Salvezza” e “Finale di Coppa Italia”. Perché su questo non ci possono essere incomprensioni. E il messaggio deve essere chiaro a tutti…