La debacle del Milan col Deportivo: l'incredibile 4-0 del Riazor

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Quella patita nel 2004 in Champions League sul campo del Deportivo La Coruna, resta una delle sconfitte più clamorose della storia del Milan.
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“Le probabilità che non riuscissimo a passare il turno erano pari a quelle di vedere, prima o poi, Gattuso laureato in lettere. Già pensavamo alla semifinale, come se ce l’avessero cucita addosso prima di salire sull’aereo per la Galizia. Una passeggiata confezionata su misura per noi”.

Musica e parole di Andrea Pirlo, che nel ventesimo capitolo della sua autobiografia ufficiale ‘Penso quindi gioco’, ricorda quella che è stata una delle debacle più clamorose della storia recente del Milan: l’incredibile sconfitta patita contro il Deportivo La Coruna nei quarti di finale dell’edizione 2003-2004 della Champions League.

I rossoneri si erano presentati ai blocchi di partenza della massima competizione continentale per club da campioni d’Europa in carica e reduci dallo storico successo nella finale dell’Old Trafford contro la Juventus. Alla guida di una squadra fortissima e considerata da molti la favorita d’obbligo per la vittoria finale del torneo, c’è ovviamente ancora Carlo Ancelotti, che poi riuscirà a condurre i meneghini alla conquista dello Scudetto con tanto di record di punti e di maggior vantaggio sulla seconda in un campionato a diciotto squadre.

In Europa il Milan supera da primo il Gruppo H e poi negli ottavi si lascia alle spalle l’ostacolo Sparta Praga senza troppi affanni.

L’avversario da affrontare successivamente nei quarti è di quelli duri, ma sulla carta tutt’altro che imbattibili. I rossoneri infatti trovano sulla loro strada quel Deportivo La Coruna che all’epoca si era guadagnata di diritto l’accesso tra le grandi di Spagna dopo aver vinto il campionato nel 2000 e dopo essersi stabilmente classificata tra le prime tre per diverse stagioni consecutive e che in Champions aveva già maturato una discreta esperienza raggiungendo per altre due volte i quarti.

Quella allenata da Javier Irureta era insomma una compagine di rango che tra l’altro giocava un ottimo calcio e che in quella competizione aveva già ampiamente dimostrato di poter dire la sua eliminando la Juventus negli ottavi con un doppio 1-0.

Il Milan di quei tempi era tuttavia un’altra cosa, tanto che un anno e mezzo prima in quello stesso stadio si era imposto con un netto 4-0 con una grande tripletta di Inzaghi. Era semplicemente troppo forte per non presentarsi al doppio confronto con i favori del pronostico. A rendere poi il discorso realmente in discesa era stato il giudizio insindacabile del campo, visto che nella gara d’andata giocata a San Siro, gli uomini di Ancelotti avevano risposto alla rete iniziale di Pandiani con la doppietta di Kakà e i goal di Shevchenko e Pirlo. Un 4-1 senza appello che portò in molti a pensare appunto al match di ritorno come una semplice formalità.

Quando il 7 aprile 2004, Deportivo e Milan scendono in campo al Riazor agli ordini dell’arbitro Urs Meier, per molti l’epilogo è già scritto, ma evidentemente non per il Depor che impiega pochi minuti a far capire ai rossoneri che quella in Spagna non sarà una semplice passeggiata.

Già al 5’ i padroni di casa passano in vantaggio con Walter Pandiani. L’attaccante uruguaiano, servito in area da Romero, trova il tempo per girarsi, arretrare fino al limite e a far partire un sinistro radente a fil di palo sul quale Dida può poco. E’ 1-0.

Il Milan sembra non esserci in campo e Victor va vicino ad un raddoppio che gli viene negato solo dall’incrocio dei pali. L’appuntamento con il 2-0 per il Deportivo è tuttavia solo rimandato al al 35’ quando Valeron, lasciato colpevolmente troppo solo in area piccola, non deve fare altro che appoggiare in rete di testa un pallone servitogli con un cross al bacio da Luque dalla sinistra.

Juan Valeron Deportivo AC Milan Champions League

Il Riazor, già caldissimo, diventa una bolgia e al 44’ la situazione viene totalmente ribaltata quando Luque trova il pertugio giusto tra le maglie della difesa meneghina, scappa a Cafù e a tu per tu con Dida lo fulmina scaraventando la sfera sotto il sette.

E’ 3-0 e il risultato a questo punto premia gli iberici che sembrano incontenibili. Per quanto visto in campo il parziale è talmente giusto che non si riesce ad immaginare come il Milan, nonostante possa contare nel suo undici su fuoriclasse del calibro di Cafù, Maldini, Nesta, Seedorf, Pirlo, Kakà e Shevchenko, possa ribaltare una situazione impensabile solo 45’ minuti prima.

Ancora Andrea Pirlo, nella sua autobiografia, ha parlato di quella netta superiorità mostrata dagli avversari nel corso di un primo tempo da dimenticare.

“Ci siamo fatti male da soli, e questa è la premessa necessaria, però ripensandoci a qualche anno di distanza c’è qualcosa che non mi torna. I nostri avversari andavano a mille all’ora, compresi giocatori un po’ in là con l’età, che non avevano mai fatto della velocità abbinata alla resistenza fisica il loro punto di forza. La scena che più mi ha colpito è stata vederli correre, tutti, nessuno escluso, anche nell’intervallo. Quando l’arbitro Meier ha fischiato la fine del primo tempo, sono schizzati nello spogliatoio, l’andatura era quella di Usain Bolt. Non riuscivano a fermarsi nemmeno in quel quarto d’ora di riposo teorico, inventato apposta per tirare il fiato, quantomeno per camminare. Fulmini imprendibili, schegge impazzite”.

Nella ripresa il Milan ce la mette tutta per provare a rimettere le cose sui giusti binari, ma in attacco in molti sono incappati in una serata complicata, una di quelle nelle quali si fa fatica a trovare la porta.

Un goal sarebbe sufficiente per ribaltare nuovamente la situazione e Ancelotti ridisegna la sua squadra con cambi offensivi al fine di trovare maggiore continuità di spinta. Entrano Serginho, Inzaghi e Rui Costa per Pirlo, Tomasson e Pancaro, ma il Derpotivo ormai gioca sulle ali dell’entusiasmo e riesce con discreta facilità a resistere agli attacchi per poi ripartire in contropiede.

Al 76’ il goal che chiude di giochi e che manda in archivio una gara incredibile: Fran supera Gattuso e dall’interno dell’area fa partire un potente sinistro che, complice anche una deviazione di Cafù, diventa imparabile per un Dida già lanciato verso il palo più lontano e quindi irrimediabilmente controtempo.

E’ 4-0 e ormai è chiaro a tutti che la rimonta è diventata realtà. Il Milan campione d’Europa in carica, la compagine probabilmente più forte del pianeta, è incappato in un’eliminazione così incredibile da meritarsi un posto nel novero delle peggiori disfatte della sua gloriosa storia. Mai infatti prima di allora una compagine era riuscita a passare il turno partendo da uno svantaggio così ampio.

Milan Deportivo

Il Deportivo verrà poi eliminato nel turno successivo da quel Porto di José Mourinho che sarà poi capace di laurearsi campione d’Europa battendo il Monaco di Deschamps in finale.

L’impresa ormai era stata compiuta ed era stata di una portata tale da far discutere ancora oggi. Ancora Pirlo, nella sua autobiografia, non ha nascosto infatti di essere stato assalito da cattivi pensieri dopo il triplice fischio finale del Riazor.

“Non sono in possesso di prove, per cui la mia non è un’accusa, mai mi permetterei di formularla. Semplicemente è un pensiero cattivo che mi sono concesso, però per la prima e unica volta nella vita mi è venuto il dubbio che qualcuno sul mio stesso campo potesse essersi dopato. Forse è solo la rabbia di un momento non ancora riassorbita. I calciatori del Deportivo erano assatanati, galoppavano verso un traguardo che solo loro intuivano (ciechi noi, che infatti siamo stati brutalizzati). In semifinale hanno incontrato il Porto e sono stati eliminati, nel giro di qualche tempo sono spariti da tutte le competizioni che contano”.

Irureta, nel 2014, risponderà alle parole dell’ex centrocampista rossonero ribadendo la legittimità di quel risultato.

“E’ vero che correvamo di più, ma i nostri goal non sono arrivati da azioni veloci. Ad essere realmente decisiva fu la spinta del pubblico. Le parole di Pirlo non hanno importanza, forse sono il frutto dei suoi incubi”.

A volte i grandi trionfi sono anche accompagnati da grandi polemiche. E’ questo che succede quando ci si accorge che nel calcio nulla è scontato e che anche Davide può battere di tanto in tanto Golia.

La più grande notte europea del Deportivo La Coruna è coincisa con una delle più amare della storia del Milan e di solito è così che l’impossibile diventa possibile. Almeno in ambito calcistico.

IL TABELLINO DI DEPORTIVO LA CORUNA-MILAN DEL 7 APRILE 2004

DERPORTIVO-MILAN 4-0

Marcatori: 5’ Pandiani, 35’ Valeron, 44’ Luque, 76’ Fran

DEPORTTIVO LA CORUNA (4-2-3-1): Molina; Manuel Pablo, Jorge Andrade, Naybet, Romero; Sergio (87’ Duscher), Mauro Silva; Victor, Valeron (90’ Djalminha), Luque (60’ Fran); Pandiani. All. Irureta

MILAN (4-3-1-2): Dida; Cafù, Nesta, Maldini, Pancaro (77’ Rui Costa); Gattuso, Pirlo (60’ Serginho), Seedorf; Kakà; Shevchenko, Tomasson (68’ Inzaghi). All. Ancelotti

Arbitro: Meier

Ammoniti: Victor (D), Pirlo (M), Pandiani (D)

Espulsi: Nessuno

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