Luca Toni al Bayern Monaco: 30 mesi da ‘Numero Uno’

Toni Van Gaal Bayern
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La prima stagione da record, le canzoni, Ribéry, van Gaal, l’addio da leggenda: il racconto di due anni e mezzo intensi ed emozionanti.
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30 mesi lunghi come una vita per ciò che hanno rappresentato e per quanto intensi sono stati. 89 partite, 58 goal, un double alla prima stagione, un titolo di capocannoniere, quattro allenatori, il marchio di leggenda. Il rapporto tra Luca Toni e il Bayern Monaco è stato viscerale, vissuto profondamente. Ricco di emozioni, sentimenti. Gioia e anche dolore. Molto più del “fritti scampi e chianti, calamari, Luca sei per me… Numero uno” che oggi risuona ancora in alcune discoteche italiane e tedesche.

L’idea di quel tormentone fu di Matze Knop, comico e conduttore televisivo. Lo imitava facendo l’esultanza con la mano all'orecchio, quella che tra i tifosi era diventata subito popolare. Lo ha condito con una base electro-house, con una serie di luoghi comuni italiani. La canzone ha spopolato, diventando virale. Rimase oltre due mesi nelle classifiche, poi entrò negli stadi. Soppiantando anche ‘Bello e Impossibile’, la canzone di Gianna Nannini che risuonava all’Allianz Arena dopo ogni goal dell’attaccante modenese. Cantata a squarciagola da tutto il pubblico, innamorato pazzo del nuovo numero 9 che Hoeneß e Rummenigge avevano regalato al Bayern.

Nel 2006 tutti volevano Luca Toni. Dopo il Mondiale ci andò vicinissima l’Inter. La Fiorentina lo convinse a restare, gli permise di scegliere la destinazione l’anno successivo a qualunque prezzo. Arrivò il Bayern con un contratto ricchissimo, a cui Toni non poté dire no. I nerazzurri si ritirarono dalla corsa. I Della Valle accettarono gli 11 milioni dei bavaresi e lo vendettero. Toni a Monaco, con ‘Berlino 2006’ tatuato sul braccio. La Germania, evidentemente, era nel suo destino.

“Avevo 28 anni. Sentivo il bisogno di vincere. Già in primavera ero andato a visitare la città di Monaco, Rummenigge e Beckenbauer erano venuti a casa mia perché mi volevano fortemente. Io volevo andare in una squadra forte per vincere subito e scelsi il Bayern Monaco”.

Le vittorie, puntualmente, arrivarono subito. Il classe 1977 firmò il contratto più importante della sua carriera a 29 anni, il 30 maggio 2007. L’8 giugno la presentazione a fianco di uno che ancora oggi è tra i suoi migliori amici nel calcio: Franck Ribéry. Sono stati i due grandi colpi di un’estate costellata da nuovi acquisti di alto calibro: Miro Klose, Marcel Jansen, ‘El Principito’ Sosa, Schlaudraff, il ritorno di Zé Roberto, Altintop. Nessuno però riuscirà a lasciare il segno ed entrare nel cuore dei tifosi come Toni e Ribéry. Avversari a Berlino in finale 2006, compagni a Monaco. Inseparabili dentro e fuori dal campo. Il loro video all’Allianz Arena dopo l’allenamento è ancora oggi virale: palleggiano, calciano in porta dagli spalti, si divertono. E se ne vanno cantando “Luca Toni, Franck Ribéry...”.

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In panchina all’arrivo di Toni al Bayern c’era Ottmar Hitzfeld, un’istituzione della Bundesliga, trionfatore sia a Monaco che col Dortmund. Era tornato per sostituire Magath nel gennaio 2007 per portare a termine l’annata. Rimase. Nell’estate 2007 si trovò subito a disposizione una squadra pronta per vincere il Meisterschale dopo l’exploit dello Stoccarda nella stagione precedente. E prese alla lettera quel motivetto: Toni-Ribéry, una coppia da quasi 60 goal e 30 assist in una stagione. “Averti al Bayern Monaco è stata la mia fortuna”, ha detto l’attaccante emiliano all’amico francese quando lo ha intervistato per DAZN. Ah, per quei numeri: diventerebbero 80 e 40 aggiungendoci anche il contributo di Klose.

L’esordio di Toni con il Bayern fu esattamente quello che sognava: goal all’Hansa Rostock dopo 13 minuti. Il primo di 24 in tutta la Bundesliga 2007/08. Mai nessuno aveva avuto un impatto del genere alla prima stagione con i bavaresi. Il feeling fu immediato, con i compagni, con l’ambiente, col pubblico. Godeva della stima incondizionata di Hitzfeld e lo ha ripagato a suon di goal. Ha vissuto un momento epico nei quarti di Coppa UEFA contro il Getafe, segnando due goal negli ultimi 5 minuti del supplementare per portare il Bayern in semifinale. Poi persa contro lo Zenit.

È riuscito comunque a realizzare il double domestico: Bundesliga e DFB-Pokal. Entrambe da protagonista. Capocannoniere in campionato, mattatore nella finale di Coppa contro il Dortmund. Segnando una doppietta, compreso il goal decisivo ai supplementari all’Olympiastadion, impianto che evidentemente gli rievoca solo bei ricordi. Klose a fine stagione ha segnato quasi la metà dei suoi goal in tutte le competizioni.

“Se escludiamo il mondiale, il momento più bello della mia carriera è la Bundesliga vinta col Bayern nel 2008”.

Idolo in campo e fuori dal campo, tra musica, imitazioni e lezioni di tedesco. Quello imparato il giusto: nel 2010 nel ritiro del Genoa in Tirolo fece anche uno spot, ma la confidenza con la lingua non è stata il punto forte dei suoi due anni e mezzo a Monaco. La società gli aveva messo a disposizione un traduttore. Anche perché le lezioni, condivise con Sosa e Ribéry, non andarono proprio a gonfie vele.

“Dicevano fossero lezioni all’avanguardia. Ci fanno entrare in una sala buia, ci mettono le cuffie, chiudiamo gli occhi. Era sera, dopo l’allenamento. Finita la lezione ho sentito toccarmi sulla spalla: ci sono venuti a svegliare”.

Luca Toni Bayern Munich

La seconda stagione fu più anonima. Furono altri gli italiani che trionfarono: Zaccardo e Barzagli con il Wolfsburg, davanti a Toni e Oddo, che si era unito al Bayern. Una questione tra campioni del mondo. In Baviera l’esperimento Klinsmann naufragò miseramente e Heynckes nel finale non riuscì ad aggiustare le cose. Una stagione che Toni onorò comunque con 18 goal, meno della metà di quelle segnate l’anno prima.

Fu però l’estate 2009 quella che sancì la rottura definitiva, con l’arrivo di Louis van Gaal. Ancora oggi Toni quando ne parla antepone sempre il “purtroppo” a inizio frase. Difficile dargli torto: il feeling tra i due non scattò mai. Toni ha sempre sostenuto che l’olandese fosse uno difficile, che odiasse i latini e i sudamericani. Prendere o lasciare. Nella sua prima stagione tra prestiti e cessioni fece fuori Lucio e Demichelis, Zé Roberto e Breno, Sosa e, appunto, Toni. L’arrivo di Mario Gomez dallo Stoccarda, giocatore dalle caratteristiche estremamente simili, mise la parola fine sulla storia tra Toni e il Bayern. Anche se l’addio si consumò solo a gennaio. La prima metà di stagione, però, fu costellata di episodi controversi.

“In spogliatoio Van Gaal si abbassò i pantaloni e ci disse di non avere paura a sostituire nessuno, perché lui aveva le palle. Non ero in prima fila, ricordo che era una scena da pazzi. È capitato anche che mi offendesse, prendendomi per il collo, urlando”.

Van Gaal impose da subito a Toni di parlare soltanto tedesco, cercava lo scontro. La pre-stagione iniziò anche con un infortunio, che lo portò anche a giocare un paio di partite con la seconda squadra. Da idolo dell’Allianz Arena alla terza divisione. Arriveranno anche delle multe: una per aver criticato apertamente l’allenatore, una per aver lasciato lo stadio dopo una sostituzione all’intervallo contro lo Schalke. Poi i discorsi con la società, l’ok per l’addio a gennaio, la voglia di disputare il Mondiale in Sudafrica del 2010, il passaggio alla Roma dopo 8 presenze e un goal in sei mesi. Van Gaal in seguito affermerà che non sopportava il comportamento dell’attaccante, irrispettoso verso i compagni, che perdeva tempo a colazione. Mondi troppo diversi.

Luca Toni Louis van Gaal

Il rapporto professionale tra Toni e il Bayern si è interrotto ufficialmente il 16 giugno 2010, con una risoluzione consensuale. Quello affettivo, però, è continuato. Con la Baviera non è sempre andato tutto a gonfie vele: il fisco gli ha chiesto quasi 2 milioni di euro per il mancato pagamento di una tassa, situazione poi risolta. Al Bayern invece è considerato come una leggenda: viene invitato agli eventi, celebrato come tale. Al termine della stagione 2016 fu accolto all’Allianz Arena insieme a Matthäus, Lizarazu, Salihamidzic, Augenthaler, Elber e molte altre icone del Bayern. In alcune occasioni ha giocato anche con le Legends. Nel 2017 Rummenigge con un comunicato ufficiale sul sito del Bayern gli ha voluto fare le felicitazioni per il matrimonio.

“Mi hanno voluto bene, forse anche perché ero diverso dal tipico giocatore tedesco che è sempre serissimo. Io e Ribéry siamo stati amati subito perché abbiamo portato il casino in uno spogliatoio serio. Sono stati due anni e mezzo fantastici, ho legato con tutti i miei compagni”.

Un paio di ‘tentativi’ per provare a riallacciare un rapporto professionale con il Bayern, in realtà, Toni li ha fatti. Nel 2016 propose una collaborazione tra il Verona, club di cui è stato giocatore e dirigente, e il Bayern Monaco. Nel novembre scorso, invece, dopo l’addio di Niko Kovac, ha avanzato la sua auto-candidatura alla panchina su Instagram: “Luca Toni è pronto… Grazie di tutto Niko”. Alla fine il club ha optato per Flick. Alcuni tifosi tedeschi, comunque, hanno risposto al suo commento augurandosi che la società ci pensasse. 'Echte Liebe’, vero amore, per quello che a Monaco ricorderanno sempre come il ‘numero uno’.

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