Moro a GOAL: "Grosso dà consigli diversi dagli altri, sogno di vincere i Mondiali con la Nazionale"

Il giovane attaccante del Frosinone, in prestito dal Sassuolo, si racconta a GOAL: "Partiti senza obiettivi, poi abbiamo creduto alla promozione".

"C’è chi esce prima, c’è chi esce dopo: basta credere in se stessi e se hai certe caratteristiche, soprattutto quella della testa, alla fine esci": alla fine del 2021 il nome di Luca Moro è dappertutto, in netto contrasto con la situazione vissuta dal suo Catania. Fallito, poco prima di "svoltare" ed entrare nel 2022, ma ancora in corsa, in esercizio provvisorio.

"L'anno scorso è stato un anno veramente particolare": che gli è servito, tra l'altro. E' servito a tutti: è servito al Sassuolo, che ha deciso di puntare su di lui di lì a poco. E' servito al Frosinone, che lo ha accolto in prestito in estate: è servito anche allo stesso Luca che, a 22 anni, è uno degli attaccanti su cui Fabio Grosso ha costruito la sua stagione che, per adesso, vede i Ciociari in vetta alla Serie B.

"Siamo stati bravi nel corso dell’anno ad avere questo grande margine rispetto alla seconda e alla terza: adesso abbiamo avuto alcune partite in cui non è arrivato il risultato, ma siamo sempre la stessa squadra tosta da affrontare".

Intervenuto nel corso di B Italian, il format sulla Serie BKT in onda sul canale Twitch di GOAL Italia, Luca Moro si è raccontato tra passato, presente e futuro, con particolare attenzione al campionato in corso.

"Ci siamo trovati in ritiro che non avevamo un obiettivo prefissato, diciamo. Essendo una squadra molto giovane, guardavamo gli allenamenti e giorno per giorno riuscivamo ad apprendere quel che il mister voleva da noi. Quando riesci a vincere le prime partite un po’ grazie ai tifosi e un po’ grazie all’entusiasmo che si viene a creare inizi a giocare con un altro ritmo e altri pensieri e man mano che vincevamo abbiamo iniziato a crederci".

Moro fin qui ha segnato 6 goal alla sua prima vera stagione in Serie B vissuta con continuità (le altre due, con Padova e SPAL, sono state sì importanti, ma non come questa): merito anche del lavoro di Fabio Grosso.

"Non conoscevo Grosso così da vicino, è una persona che ti sa stare al fianco, ti aiuta, si vede che è stato giocatore anche lui. Ti dà certi consigli che magari altri allenatori non ti possono dare non essendo stati in spogliatoi così importanti e non avendo vissuto certe partite. Ci ha dato una grossa mano riguardo il gruppo: siamo un gruppo giovane, anche se ci sono degli “anziani” che ci sanno indirizzare nella gestione delle partite e dei momenti, perché magari l’inesperienza può portare a fare certi errori".

L'esperienza alla SPAL, però, gli è servita almeno quanto quella al Genoa: un "No" non cambia la carriera di un giocatore. Anzi. La fortifica, come spiega Moro a GOAL.

"La prima esperienza fuori casa l’ho avuta a Genova: mi ero legato al luogo e alla squadra che avevamo. C’è stato poi l’anno del Covid, quindi a metà si è fermato il campionato. Pensavo di venir riscattato dal Genoa e poi dalla SPAL l’anno dopo perché non avevo fatto un cattivo campionato, ma hanno preferito puntare su altri giocatori. Lì per lì rimasi non dico traumatizzato, ma scosso: ma se hai la giusta motivazione dentro non ti fai buttar giù da un 'No'".

Si diceva dell'anno scorso, però: una stagione strana, al Catania, culminata con l'estromissione dal campionato di Serie C, avvenuta nel mese di aprile.

"Al Catania sono andato all’ultimo giorno di mercato. Sono entrato in un ambiente che non pensavo fosse così grande: me ne avevano parlato molto bene, tra il centro sportivo e la gente che ti segue. Non mi aspettavo così tanto: e quando ho iniziato a segnare vedevo che la gente mi trattava in maniera diversa, e io non ero abituato a questo tipo di trattamento. Poi man mano che segni lì diventi l’idolo perché, te lo dicono sin da subito, il calcio è tutto per loro. Poi dopo una serie di partite in cui segnavo ininterrottamente c’è stata qualche partita in cui non ho segnato, e un po’ ho dovuto gestire la pressione, ma sono stato bravo e sono tornato al goal. Poi è andata come sappiamo: purtroppo ci hanno eliminati dal campionato. Eravamo una squadra fastidiosa per le altre".

E Luca, che "l'essere catanese" lo ha fatto suo, non dimentica il rapporto con il club rossazzurro, ripartito dalla Serie D e già tornato tra i professionisti.

"Ho seguito il Catania sin da subito: ho visto le prime partite in cui facevano coreografie che non c’entravano proprio niente con la Serie D. Complimenti a loro per quest’anno: meritano di tornare in serie molto più alte e speriamo possano farcela".

C'è un sogno, comunque, che Moro tiene stretto: lo ha accarezzato, disputando gare con le selezioni giovanili, fino all'Under 21. Ma il Mondiale con l'Italia resta qualcosa di unico.

"L’aspirazione di ogni giocatore italiano è quella di giocare in Nazionale, giocare i Mondiali e vincerli. Quest’anno è stato un anno particolare: il calcio si vive molto a momenti perché se un anno fai male e gli ultimi tre mesi esplodi cambia totalmente il tuo futuro, quindi. Riguardo il futuro sta a me: so che più mi impegno e più possono raggiungere determinati risultati. L’aspirazione è quella di chiudere il cerchio con la Nazionale e il Mondiale. Certo è che prima della Nazionale ci saranno certi scalini da fare: intanto chiudiamo quest’anno in bellezza e poi si ragionerà".

C'è tempo: ci sono ancora molti scalini, come spiega. Prima il Frosinone: "Se segno il goal promozione? Facciamo un'esultanza insieme". Noi ci contiamo.

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