L'ascesa di Milinkovic-Savic alla Lazio: da cadetto a Sergente

Sergej Milinkovic-Savic Lazio 2022/2023
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Dal dietrofront con la Fiorentina e l'inizio a rilento al ruolo di leader tra goal e fascia da capitano: oggi il serbo è un pilastro della Lazio.
"In campo mi chiamano Sergente. Segnare è il mio dovere!".

Parola di sergente, o meglio, di Sergej. Il goal è il suo mestiere e alla Lazio è diventato un ‘habitué’. Milinkovic-Savic è, infatti, entrato nella storia del club biancoceleste poche settimane fa, in occasione del poker dell'Olimpico contro il Milan.

Con la rete contro il 'Diavolo', il 'Sergente ha raggiunto quota 64 reti con la Lazio tra Serie A e coppe, agganciando in cima alla classifica dei marcatori stranieri che hanno vestito fino ad ora la maglia biancoceleste, due attaccanti del calibro di Goran Pandev e Miroslav Klose.

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Step by step. Un passo alla volta. Il centrocampista classe 1995 è arrivato da 'cadetto' e si è trasformato in 'sergente', prendendosi la Lazio a suon di goal e prestazioni di altissimo livello.

Di quel ragazzino timido e apparentemente insicuro arrivato nell'estate 2015, al termine di uno dei duelli di mercato tra i più clamorosi del nuovo millennio, con l'arrivo nella sede della Fiorentina e il dietrofront tra le lacrime, prima di firmare con i biancocelesti, non c'è più traccia.

Oggi Sergej Milinkovic-Savic è cresciuto e maturato come uomo e come calciatore. Si è fatto carico delle proprie responsabilità diventando un pilastro dei capitolini in campo e nello spogliatoio.

Il serbo arriva a Roma dal Genk. Dopo il Mondiale Under 20 vinto da protagonista e stella della nazionale balcanica, è il momento del grande salto.

La Lazio si interessa e sonda il terreno, la Fiorentina è più concreta e piomba sul calciatore con decisione. I due club trovano l'accordo per 6 milioni di euro più il 40% su una futura rivendita, Sergej Milinkovic-Savic vola in Italia per firmare con i viola prima di un clamoroso dietrofront: il serbo lascia la sede del club toscano tra le lacrime e non sigla l’accordo.

Il blitz della Lazio e del suo direttore sportivo Igli Tare è decisivo: 10 milioni cash sul piatto rovesciano la situazione. Il 6 agosto arriva la firma con i biancocelesti: il serbo è un calciatore della Lazio.

Inizia così la storia d'amore i capitolini e il calciatore. Centrocampista moderno, forte fisicamente e tecnicamente, in grado di poter ricoprire diversi ruoli nella parte nevralgica del campo e interpretare nel migliore dei modi entrambe le fasi di gioco: un concentrato di forza e qualità che diventerà ben presto un pilastro dei biancocelesti.

Pochi giorni dopo il suo arrivo, la Lazio affronta la Juventus in Supercoppa Italiana. Sconfitta per 2-0 dei biancocelesti e niente esordio per Milinkovic, che dovrà attendere qualche altro giorno per il debutto.

La prima con l'aquila al petto arriva nel preliminare di Champions League contro il Bayer Leverkusen, mentre in Serie A Stefano Pioli lo manda in campo dalla panchina in occasione del prima giornata contro il Bologna.

L'ambientamento è graduale. Milinkovic-Savic deve aspettare la quinta giornata per l'esordio da titolare, mentre i goal arrivano contro il Dnipro in Europa League e la Fiorentina all'Artemio Franchi, a gennaio. Un segno del destino per quel calciatore che avrebbe dovuto giocare quella gara con la maglia viola.

"Io sono della Lazio" si legge dal labiale durante l'esultanza, dopo una giocata delle sue: il serbo si libera di tre avversari e mette la palla nell'angolino. È il 9 gennaio 2016 – il giorno dell’anniversario numero 116 della fondazione del club – e la squadra biancoceleste espugna Firenze col risultato di 3-1.

La prima annata all'ombra del Colosseo non è delle più semplici. Il ciclo di Pioli è agli sgoccioli così come l'avventura del tecnico di Parma - ora al Milan -, che viene esonerato il 3 aprile dopo un derby contro la Roma perso per 4-1.

Al suo posto arriva Simone Inzaghi. A sorpresa, la stagione di Milinkovic-Savic si conclude in panchina. Il cambio in panchina non giova al 'Sergente', a cui viene preferito Onazi, che garantisce più esperienza e maggiore copertura.

Sergej Milinkovic-Savic Lazio Bologna Serie A 08222015

Alle voci su una possibile cessione in estate, dopo appena un anno dal suo arrivo, Inzaghi ribadisce la volontà di voler puntare forte su Sergej. L'ex attaccante e ora tecnico piacentino viene confermato a sorpresa, quando sembrava ad un passo dalla panchina della Salernitana, dopo la rottura con Bielsa.

Nel ritiro estivo scocca la scintilla tra Inzaghi e Milinkovic. L'allenatore capisce di avere tra le mani un gioiello purissimo, con caratteristiche rare nel panorama internazionale, e gli trova la giusta collocazione in campo nella sua idea di gioco e secondo la sua filosofia.

Stesso modulo, il 4-3-3, ma compiti diversi. Rispetto all'era Pioli, Milinkovic viene schierato qualche metro più avanti e il campo dà subito le risposte al calciatore e al suo tecnico.

I tre goal e un assist della prima annata nella Capitale si trasformano in 7 reti e 8 assist tra Serie A e Coppa Italia. È la stagione dell'esplosione del serbo, che continua ad essere discontinuo ed accendersi a fiammate, ma quando lo fa diventa inarrestabile.

Per la consacrazione bisognerà attende un altro anno. Inzaghi decide di cambiare sistema di gioco e passa al 3-5-2, un modulo che esalta ancor di più le caratteristiche del serbo, un vero e proprio attaccante aggiunto. Non a caso saranno 14 i goal realizzati con 8 assist al termine della stagione in 48 apparizioni tra tutte le competizioni.

Il serbo conquista il primo trofeo in biancoceleste, proprio all'Olimpico: è la Supercoppa Italiana, vinta contro la Juventus grazie ad una rete oltre il 90' di Murgia, che fissa il risultato sul definitivo 3-2.

La squadra di Inzaghi conduce una buona stagione, sempre al quarto posto, ma proprio nel finale perde sul più bello, ad un passo dal traguardo, la qualificazione in Champions League. Il calo di condizione e rendimento di Milinkovic-Savic ha evidenti effetti sui risultati della squadra, che non riesce a centrare l'obiettivo.

La stagione del serbo resta positiva. Sergej finisce nel mirino di molti top club d'Europa, con le voci su un possibile addio che si moltiplicano col passare dei giorni. La Lazio e il presidente Lotito alzano il muro e respingono i corteggiamenti.

Milinkovic-Savic vola in Russia con la Serbia e disputa il suo primo Mondiale. Una competizione in cui non brillerà. Il percorso non proprio soddisfacente condiziona anche l'inizio di stagione 2018/2019. Il serbo è in ritardo di condizione e non riesce a ingranare.

La Lazio prova ad aggrapparsi al suo 'Sergente' dopo un periodo negativo con l'eliminazione dall'Europa League e aver perso il treno Champions. Milinkovic-Savic finisce addirittura in panchina. Inzaghi preferisce preservarlo e dargli la possibilità di recuperare energie fisiche e mentali. E avrà ragione. Nella sfida contro il Bologna, il serbo entra dalla panchina e sigla la rete del 3-3.

Sergej si rivelerà ancora una volta decisivo dalla panchina qualche settimana più tardi, nella finale della Coppa Italia contro l'Atalanta.

Si gioca all'Olimpico e la gara è equilibrata, almeno fino al suo ingresso. Il cronometro segna il 78' quando Inzaghi decide di sostituire Luis Alberto con l'ex Genk. Primo angolo e subito goal: Milinkovic svetta e anticipa tutti, mandando la palla in rete.

Milinkovic Lazio Coppa Italia finale 2019

Ci penserà Correa a chiudere i conti per il definitivo 2-0 che permetterà ai biancocelesti di alzare al cielo la Coppa Italia.

Una rete pesante, che insieme a quelle segnate contro la Roma nei derby – tre finora tra campionato e Coppa Italia – ha contributo a far diventare Milinkovic uno dei beniamini più amati e acclamati dai tifosi della Lazio.

Altra estate e altro tormentone. Con l'arrivo del caldo, delle belle giornate e del calciomercato, torna in auge la possibile cessione di Milinkovic-Savic. Ancora una volta, però, al netto delle indiscrezioni che lo vogliono in partenza, il serbo resta in biancoceleste e ricopre un nuovo ruolo.

Nella Lazio con maggiore qualità e fantasia, in cui convivono Luis Alberto, Correa e proprio il 'Sergente', lui gioca qualche metro più indietro per dare maggiore copertura.

L'apporto in fase realizzativa, però, cambia poco: dai 12 goal in Serie A (14 totali e 8 assist) della stagione 2017/2018, si passa agli 8 goal e 8 assist dell'annata 2019/2020, quella a due facce per i biancocelesti che tengono testa al Juve fino allo stop per la pandemia di Coronavirus.

Numeri che vengono confermati anche nella stagione successiva, l’ultima di Inzaghi prima del tormentato addio consumato in una notte dopo l’incontro a cena col presidente Lotito.

Con la fine dell’era Inzaghi, la storia d'amore tra la Lazio e Milinkovic sembrava ai titoli di coda. L'arrivo alla guida dei biancocelesti di Maurizio Sarri ha, però, cambiato tutto. Tra le richieste in sede di trattativa del nuovo tecnico c'è proprio la conferma del serbo, insieme a quella di Luis Alberto.

Milinkovic Lazio 2023

Il 'Sergente' diventa il punto di riferimento nella manovra offensiva, insieme a Ciro Immobile, e nelle traiettorie aeree nella metà campo avversaria. Inoltre l'intesa col centravanti diventa praticamente perfetta.

"Con tutti gli assist che gli ho fatto, domani gli ricordo che mi deve offrire una cena". Così Milinkovic Savic ha commentato l'ennesimo regalo a Immobile nella vittoria 2-0 della Lazio contro il Verona il 12 settembre scorso.

Dei 41 assist in Serie A del serbo, 23 sono stati per l'attaccante della Nazionale dalla stagione 2016/2017, la prima giocata insieme.

E se in campo il percorso di crescita è stato graduale, l’amore per la città di Roma è scoccato praticamente subito:

“Con mia madre e mia sorella siamo andati in Vaticano – ha dichiarato Milinkovic nel 2017 –. Mi piace girare per il Centro, a Fontana di Trevi: lì c'è anche uno dei miei ristoranti preferiti. Sto bene a Roma, mi sono abituato in fretta a vivere qui, amo la Città Eterna”.

Tra i compagni con cui ha legato di più c’è senza dubbio il montenegrino Adam Marusic, che a novembre scorso ha raccontato a 'Mozzarsport' Sergej dentro e fuori dal campo e il loro rapporto:

"Il modo in cui mi ha accolto alla Lazio è lodevole. Chi non lo conosce potrebbe pensare che sia prepotente, ma quando lo conosci meglio, ti rendi conto che tipo di ragazzo sia. È uno con i piedi piantati per terra. Un ragazzo normale, pieno di cose normali. Rilassato, sempre pronto ad ascoltare, ad aiutare se può. È molto legato alla sua famiglia, a suo fratello Vanja, a sua sorella, a sua madre, a suo padre, alla fidanzata. Ora è diventato padre e non vedo l'ora di vederlo in quel ruolo. Cosa non sopporta? Non ama perdere. Non importa a cosa giochiamo, se perde si infastidisce davvero. Gli piace vincere sempre, che è buono per un atleta".

"Non è un caso che tutti lo chiamano Sergente. Era già la stella della Lazio anche prima che arrivassi. Grazie a due gol segnati nel derby è diventato popolare, ma di anno in anno migliora sempre di più, dimostrando a tutti il giocatore che è" - ha aperto il montenegrino. "Sono affascinato da come riesca a trovare nuove motivazioni ogni anno. Nonostante tutti scrivano che può lasciare la Lazio per andare in un club più grande, gioca sempre meglio. È diventato il centrocampista con più gol nella storia del club, è un qualcosa di indescrivibile. Segna tanti gol e fa molti assist, domina la Serie A e alla fine di ogni stagione penso che non possa fare di meglio. Trova sempre motivazione, ha fame di successo e non c'è sazietà in lui".

Con Sarri in panchina, le prestazioni del serbo sono tornate ad essere al top. Nella prima stagione del tecnico ex Juve e Chelsea alla guida della Lazio, il ‘Sergente’ va nuovamente in doppia-doppia tra goal e assist con 11 reti e 12 passaggi vincenti.

Inoltre, Milinkovic-Savic indossa la fascia da capitano della Lazio in occasione di alcune gare tra campionato e coppe in cui non gioca Immobile. Un’ulteriore conferma della centralità del serbo nel progetto Lazio.

Il cadetto è diventato 'Sergente'. Il serbo è sempre più un pilastro dei capitolini in una storia d'amore che prosegue a quasi otto anni di distanza da quel dietrofront che ha cambiato la storia sua e del club biancoceleste.

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