Kvaratskhelia prima del Napoli: Tbilisi, la Russia e il ritorno forzato in Georgia
Quanti treni, quanti aerei in 22 anni per Khvicha Kvaratskhelia. Spola tra Georgia e Russia fino al volo che lo ha fatto atterrare a Capodichino, il più importante, prendendosi il Napoli e la Serie A. L'esplosione del diamante azzurro, però, parte da lontano.
Comincia tutto ad oltre 3mila chilometri da lungomare e Vesuvio, esattamente a Tbilisi: è lì che Kvara affonda le proprie radici, sia di vita che calcistiche. La capitale georgiana rappresenta il nido nel quale il 77 di Spalletti si forma umanamente e col pallone attaccato ai piedi, una simbiosi inimmaginabile da spezzare.
La Dinamo gli consente di accendere la miccia, è proprio il caso di dirlo: trafila nel vivaio, l'esordio tra i 'pro' a 16 anni, il primo goal un paio di mesi più tardi e poi via, destinazione Rustavi, per meno di 200mila euro. Tbilisi è alle spalle, il potenziale aumenta: Kvaratshelia riesce a dire la sua nella massima divisione georgiana, trova discreta continuità e biglietti alla mano trasloca in terra russa, continuando a formarsi e maturare.
Se la Lokomotiv Mosca non crede in lui, rifiutandone il riscatto dopo mezza stagione di prestito a singhiozzo comunque impreziosita da una Coppa nazionale levata al cielo, a Kazan fanno valutazioni diametralmente opposte: il Rubin gli fa firmare un contratto di cinque anni, versando 600mila euro nelle casse del Rustavi.
"Quand'ero piccolo giocavo a calcio in ogni momento, perché lo amo - le parole rilasciate da Kvara in estate ai canali ufficiali del Napoli - Ho iniziato a giocare a 8 anni e qualche anno dopo pensavo solo a quello, divenne subito la cosa più importante della mia vita".
Una passione insita nel DNA di famiglia, visto che papà Badri è stato un buon attaccante e che, curiosità, ha scelto di rappresentare l'Azerbaigian cambiando nazionalità.
"Era un ottimo calciatore, ma io non ho iniziato per questo: ero io a volerlo fare, a volermi allenare - ci tiene a precisare Khvicha - Non c'era bisogno che qualcuno mi dicesse di farlo".
Rubin and Khvicha Kvaratskhelia decided to suspend the contract
— FC Rubin Kazan (@fcrk_en) March 24, 2022
The player's side held consultations with the club, after which a mutual agreement was reached on the suspension of the employment agreement
We thank Khvicha for the time spent at Rubin and wish him good luck! pic.twitter.com/gSzi22cpIy
Il Rubin Kazan, dicevamo, la dimensione in cui Kvara riesce ad attirare su di sè avversari e riflettori: in due stagioni e mezza viene nominato miglior talento della Prem'er-Liga ed in patria a nemmeno 20 primavere è già un idolo, guadagnandosi a ripetizione l'investitura di calciatore georgiano dell'anno. L'escalation lo rende ben presto anche un punto di riferimento della propria Nazionale, con cui esploderà definitivamente nell'ultima Nations League (5 reti in 6 gare).
Ma torniamo al Rubin: perchè separarsi se le cose vanno a meraviglia? Purtroppo il calcio non c'entra, purtroppo c'entrano questioni politiche e di provenienza legate al conflitto Russia-Ucraina, iniziato nei primi mesi del 2022 e che costringe il club e Kvara a dirsi addio a dispetto di 73 presenze, 9 goal e 18 assist.
"Il contratto con Khvicha è stato sospeso - spiegherà la società - Dopo ulteriori trattative, abbiamo incontrato il giocatore a metà strada e abbiamo deciso di risolvere, tenendo conto del fatto che lui e la sua famiglia in Georgia hanno affrontato critiche e aggressioni a causa della sua permanenza qui. Inoltre, questa decisione è stata presa nell'interesse del futuro destino del ragazzo".
Un rientro in patria forzato insomma, dove ad accogliere Kvaratskhelia è la Dinamo Batumi (costo dell'operazione, 8 milioni): un idillio durato una manciata di presenze, giusto il tempo di confermare come il campionato georgiano gli stesse strettissimo e meritasse ben altri palcoscenici. Ad esempio, quello della Serie A.
"Ero in Nazionale per delle amichevoli, il mio agente mi chiamò dicendo che c'era questa possibilità di trasferirsi in Italia. Erano due anni che il mio agente parlava con gli azzurri. Il Napoli è una delle squadre più importanti al mondo e sono felice di essere qui".
Kvara rifà le valigie e vola in Campania, regalandosi una scarica di adrenalina che gli ribalta gli scenari.
"Quando ero in Georgia mi veniva detto sempre che Napoli è una bellissima città. La prima volta ne sono rimasto impressionato perché è incredibile, bellissima e la gente ama il calcio. Quando ero in taxi vedevo la gente attorno con le bandiere, qui c'è vera passione".
Ma non azzardate accostamenti con Diego.
"Ho sentito di questo paragone con Maradona - affermerà alla Lega Serie A - certamente fa piacere essere accostato ad un giocatore di quel calibro, per me significa tantissimo e mi dà tanta responsabilità. Però posso dire che nessuno può essere comparato a lui, che è una leggenda assoluta del calcio".
Chi nasce senza navigare nell'oro, spesso, in mezzo alle difficoltà tira fuori il meglio: emblematico a tal proposito è il pensiero di Cristiano Giuntoli, l'artefice dell'approdo a Napoli del nuovo 'crack' del panorama italiano e non solo, in un'intervista rilasciata per un documentario georgiano su Khvicha.
"Kvara ha ottime capacità tecniche: non gioca il calcio classico ma quello di strada, ogni volta fa qualcosa di importante. La sua umiltà è da esempio per tanti bambini".
D'altronde, "per me il calcio non è un lavoro, è la mia passione" spiega alla perfezione come sia possibile vedere il 77 destreggiarsi con quella leggerezza tra slalom, tunnel, affondi e conclusioni. Divertirsi puntando in alto, il motto è servito.
Se Kvaratskhelia sta trascinando il Napoli verso un terzo Scudetto sognato da 33 anni, come detto, c'è lo zampino del ds azzurro. Un affare per nulla frutto del caso, bensì costruito e valutato nel tempo.
"La prima volta che ho visto Khvicha in un video eravamo nel cuore del lockdown - ha raccontato Giuntoli al 'Corriere dello Sport' - Lui avrà avuto 19 anni, ma era già bravo con i piedi. C'era ancora Gattuso e ci piacque subito, ricordo che chiamammo Kaladze per saperne di più".
"Aveva fatto un passaggio alla Lokomotiv Mosca, senza stupire, ma al Rubin Kazan stava andando meglio. Ci chiesero 30 milioni, chiudemmo i contatti prima ancora di iniziare una trattativa. Eravamo dietro a Osimhen, non potevamo puntare tanto su un ragazzo. Però mi rimase in testa. Quando a febbraio scoppiò il conflitto in Ucraina, lui tornò in Georgia alla Dinamo Batumi e ci fiondammo lì con il contratto. Abbiamo chiuso a 10 milioni".
"Siamo stati più rapidi di Juve, Roma e Real Sociedad perché non era mai uscito dal nostro taccuino. Prendere Kvaratskhelia per sostituire Insigne era una scommessa impegnativa, ma posso dire che l'abbiamo vinta".
Oggi, presente e futuro appaiono radiosi: goal, grandi giocate ed il feeling sbocciato seduta stante col popolo partenopeo hanno capovolto vita e prospettive di Kvara, lontanissimo da casa ma con la Georgia (e sarebbe strano il contrario) impressa nel cuore e nella mente.
"Durante le vacanze torno lì per stare con la mia famiglia. Mi divido tra mare e montagna, ma più montagna: in Georgia abbiamo posti bellissimi da vedere".
Gli stenti dell'infanzia e le difficoltà vissute in Russia sono alle spalle: Khvicha guarda avanti e vede azzurro.