Un innovatore, un rivoluzionario, un personaggio cardine della storia del pallone italiano. Il calcio piange la scomparsa di Silvio Berlusconi, attuale proprietario del Monza ed ex presidente del Milan, morto all'età di 86 anni a seguito di complicazioni relative a problemi cardiovascolari.
Imprenditore di successo, Berlusconi sarà per sempre legato alla storia del grande Milan. La squadra di Arrigo Sacchi, di Fabio Capello, di Alberto Zaccheroni, di Carlo Ancelotti. Una serie di rose di altissimo livello assemblate dalla visione futuristica del Cavaliere e dei propri collaboratori, Adriano Galliani in primis, l'uomo che lo ha seguito anche a Monza.
Preso nel 1986 sull'orlo del fallimento, Berlusconi ha portato il Milan sul tetto del pianeta riempiendone la bacheca: sono 29 i trofei vinti dal club rossonero in Italia, in Europa e nel mondo sotto la sua gestione, tra i quali trovano un posto di rilievo cinque Coppe dei Campioni/Champions League.
Amato, odiato, invidiato, ma con un tratto in comune: il rispetto nei confronti di una pietra miliare del nostro calcio. Berlusconi lo ha cambiato, lo ha modernizzato, lo ha trasportato nel futuro. C'è stato un calcio prima di lui e un calcio dopo di lui, prima del suo Milan e dopo il suo Milan. Ha rivoluzionato la storia non solo rossonera, ma dell'intero movimento italiano.
Dopo l'addio del 2017, Berlusconi è tornato nel mondo del calcio dalla porta secondaria: nel 2018 ha acquistato il Monza, club di Serie C, il primo amore di Galliani. E ha vinto anche lì, portandolo dalla terza serie a un'inedita Serie A in pochissimi anni, con successiva stabilizzazione nell'élite del pallone italiano e uno storico undicesimo posto al primo anno di massima serie.
Nel mezzo anche la politica, Forza Italia, la discesa in campo del 1994 e gli incarichi di Presidente del Consiglio, ruolo che ha ricoperto in quattro occasioni. L'impegno politico a far da contraltare a quello calcistico, ai trionfi col Milan, ai campioni tanto amati, da Marco van Basten a Franco Baresi passando per Andriy Shevchenko.
Oggi non è un giorno triste solo per Milan e Monza, le sue due creature calcistiche: è un giorno di lutto per tutti coloro che ne hanno apprezzato eleganza, competenza, idee vincenti. A suo modo, si è davvero chiusa un'era.