Eric Cantona, il bad boy francese diventato leggenda al Manchester United
Con la palla aveva una classe unica e sapeva eseguire con naturalezza e sicurezza anche le giocate più difficili. Fin da giovane però Eric Cantona ha sempre mostrato un carattere ribelle, poco incline alla disciplina e al rispetto delle regole, spesso da lui percepite come un grave limite alla sua libertà e per questo soventemente violate.
Se la prima lo porterà a imporsi come uno dei giocatori più importanti e determinanti a cavallo fra la seconda metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta, il secondo rappresenterà sempre un limite per il calciatore francese e gli causerà non pochi problemi, mettendo a rischio, a un certo punto, persino il proseguo della sua stessa carriera ad alti livelli.
Questa dicotomia fra classe sopraffina e carattere ingestibile caratterizzerà sempre il percorso calcistico del giocatore marsigliese, caratterizzato da un'alternanza continua di prodezze e colpi di testa più o meno clamorosi.
In Francia la fama di 'bad boy' lo costringerà a varcare La Manica. L'Inghilterra lo accoglierà e gli darà la gloria, prima con il Leeds United, poi con il Manchester United, club che riporterà ai vertici del calcio inglese e di cui diventerà una leggenda. O, per meglio dire, 'The King', 'Il Re', come venne ribattezzato dai suoi tifosi.
LE ORIGINI MULTIETNICHE E LA CARRIERA IN FRANCIA
Eric Daniel Pierre Cantona nasce a Marsiglia il 24 maggio 1966 e assieme ai suoi fratelli Jean Marie e Joel cresce a Les Caillols, sobborgo della città dove i suoi genitori si erano conosciuti negli anni Cinquanta. Suo padre Albert ha origini sarde: il bisnonno è nativo di Ozieri ed ha vissuto ad Anela. Sua madre Eleonore Raurich, invece, è figlia di rifugiati catalani, Pedro e Paquita.
La passione per il calcio Eric la eredita dal papà, che gioca come portiere e di mestiere fa l'infermiere psichiatrico. Da giovane gioca in strada con gli amici e successivamente inizia proprio nel ruolo di portiere con la formazione locale del Caillolais, ma presto gli allenatori capiscono che quello non è il suo ruolo e lo spostano all'ala. I suoi primi idoli sono lo jugoslavo Skoblar e lo svedese Magnusson, poi arrivano l'Ajax di Johan Cruijff e il calcio totale, di cui Eric resta incantato.
"Era un vero artista, un visionario", dirà del campione olandese.
Si capisce che diventerà un calciatore professionista nella squadra della scuola Grande Bastide, all’accademia di Celestin 'Tico' Olivier, giocatore della Francia al Mondiale del ’58 in Svezia. Fa dei provini con Monaco e Nizza, ma non viene preso. L'Olympique Marsiglia, invece, inizialmente lo ignora, ma la voce che nel Sud della Francia sta crescendo un potenziale campione fra presto il giro del Paese.
Ne viene a conoscenza anche Guy Roux, che nel maggio del 1981 chiama Olivier. Quest'ultimo è perentorio:
"Prendilo, diventerà qualcuno", suggerisce al suo collega.
Nel 1981 Cantona si trasferisce così all'Auxerre, nel Nord della Francia. La città dista 612 chilometri da Marsiglia, ma il giovane calciatore non se la sente di rifiutare l'importante opportunità che gli viene offerta. Prende la patente e fa continuamente su e giù per la Francia.
Conosce e si fidanza con Isabelle Ferrer, colei che poi diventerà sua moglie e gli darà due figli, Raphael e Josephine. Il 1° novembre 1983, all'età di 17 anni, fa il suo esordio in Division 1, la vecchia Ligue 1, contro il Nancy, l'ex squadra di Michel Platini.
Inizialmente il titolare è Andrzej Szarmach, uno degli eroi della Polonia al Mondiale 1974, con Eric che è relegato alla squadra riserve. I 18 goal segnati con quest'ultima in Terza Divisione nel 1983/84, tuttavia, inducono Roux a dargli fiducia. Ma proprio nel 1984/85, anno in cui realizza i primi goal in Division 1, Cantona deve sostenere il servizio di leva e si ammala anche di una brutta infezione virale.
Nell'ottobre 1985 è in campo a San Siro con l'Auxerre nel ritorno dei sedicesimi di Coppa UEFA contro il Milan, che deve ribaltare il 3-1 dell'andata in Francia. Roux inserisce Cantona al posto di Boli dopo l'intervallo, ma il giovane talento non riesce a incidere. Dall'altra parte a controllarlo c'è infatti un diciasettenne, un certo Paolo Maldini, che non gli concede spazio. Il giorno dopo sui giornali fioccano i 5,5 per il francese. Il Milan vince 3-0 e passa al turno successivo.
Visto che all'Auxerre stenta ad esplodere, Roux lo manda in prestito a stagione in corso al Martigues di Yves Herbet nella stagione 1985/86, squadra che milita nella Serie B transalpina e gli consente di avvicinarsi a casa (40 chilometri da Marsiglia). Consolida anche il suo legame sentimentale con Isabelle e alla fine Roux, dopo averlo osservato in azione in una gara a Lione, parla in modo chiaro con suo padre.
"Suo figlio vuole diventare un calciatore vero o no?"
Nel 1986/87 Eric fa così ritorno all'Auxerre, dove ha la sua esplosione. Gioca come seconda punta 40 gare e segna 17 goal fra campionato e Coppa di Francia, e nel febbraio del 1987 eccolo convolare a nozze in gran segreto con Isabelle, per poi portare tutto alla luce del sole a fatti compiuti.
I suoi goal e i suoi assist iniziano a portarlo alla ribalta e a fargli guadagnare la chiamata in Nazionale, dove è protagonista delle prime 'cantonate'. Intervistato da 'France Football', dichiara:
"Il calcio è un’arte minore, io sono interessato alle arti maggiori. Voglio vivere la follia creativa dell’artista. Sono attratto dalla sofferenza, il grande artista è sempre incompreso".
Nel 1987/88 tutti si aspettano una conferma di quanto di buono fatto l'anno precedente, ma ecco che anche a livello di club, Eric è protagonista del primo colpo di testa eclante: il 5 aprile 1988 l'Auxerre è impegnato a Nantes in Coppa di Francia, e il giovane attaccante non ha altro di meglio da fare che stendere con un'entrata killer in scivolata Michel Der Zakarian. In campo si scatena una rissa, ma Eric, che serve alla Francia Under 21, se la caverà con 3 giornate di squalificata che saranno ridotte a due.
"Io e Michel siamo amici, - dichiarerà, minimizzando l'accaduto - veniamo dagli stessi posti, ci conosciamo dai tempi in cui eravamo alti così".
Le bizze caratteriali in quel primo momento amplificano l'interesse intorno al calciatore. Nell'estate 1988 si scatena un'asta per aggiudicarsi il suo cartellino: lo vogliono Matra Racing, PSG e Monaco. C'è anche una telefonata esplorativa del patron del Milan, Silvio Berlusconi, che vuole verificare l'eventuale disponibilità del francese a venire in Italia, ma a spuntarla è l'Olympique Marsiglia del patron Bernard Tapie.
"Io ti voglio e sono disposto a migliorare qualunque offerta tu abbia ricevuto. Torna a casa, Eric", gli dice. E così sarà.
Nei primi 6 mesi tutto scorre tranquillo, con la punta che realizza 5 reti in 22 presenze di campionato. Ma la pressione sulle sue spalle è tanta, la 'cantonata' è dietro l'angolo e arriva puntuale a gennaio.
Fa molto freddo, l'OM gioca fuoricasa sul campo del Sedan, nelle Ardenne. Cantona è nervoso, non gioca bene e quando il suo allenatore lo richiama in panchina esplode e la combina grossa: calcia il pallone in tribuna e toltasi la maglia, la lancia con forza verso la panchina.
Tapie va su tutte le furie: "Gesto inqualificabile. Se ce ne sarà bisogno, Io ricovereremo in una clinica psichiatrica", afferma.
La prima esperienza di Cantona con l'OM finisce dunque in anticipo, con la punta che viene girata in prestito prima al Bordeaux (11 presenze e 6 goal), poi, nel 1989/90, al Montpellier (39 presenze e 11 goal). Con i girondini è ricordato per un rigore 'a cucchiaio' calciato e fallito in Coppa di Francia contro il Beauvais, club di 2 Divisione: il portiere avversario resta immobile e para, il Bordeaux è eliminato e sul marsigliese piovono critiche e contestazioni.
A Montpellier vince la Coppa di Francia, tuttavia è protagonista, per dirla così, di una grossa rissa nello spogliatoio, che lo vede scagliarsi contro un compagno di squadra, cui scaglia addosso un paio di scarpe. I blu-arancioni vogliono licenziarlo, ma l'intervento in prima persona di Tapie riesce a scongiurare il peggio e a tramutare la sanzione in una sospensione provvisoria.
Il 1990/91 è l'anno del ritorno all'Olympique Marsiglia. La stagione per Eric inizia nel migliore dei modi, dato che dopo 9 giornate Gerard Gili in panchina è sostituito dal grande Franz Beckenbauer, che, fresco di titolo mondiale con la Germania Ovest, sa gestirlo al meglio. Ma Tapie non è soddisfatto della gestione della rosa da parte del tecnico tedesco, e lo esonera il 1° gennaio, chiamando al suo posto il belga Raymond Goethals.
Quest'ultimo non simpatizza per Cantona, che viene relegato presto ai margini della squadra. L'attaccante vincerà comunque a fine anno il campionato francese, pur non giocando più, e assisterà dal televisore di casa al k.o. ai rigori del suoi compagni in Coppa dei Campioni contro gli jugoslavi della Stella Rossa.
"Se ci fosse stato Eric...", sarà la frase ricorrente di tanti tifosi quel giorno.
Conclusa la stagione con 21 presenze e 9 reti, tutti numeri relativi alla prima parte dell'anno, Goethals resta in sella all'OM e Cantona nel 1991/92 è addirittura ceduto frettolosamente al Nimes. La Francia è stanca del suo carattere e il trasferimento suona come una punizione.
Il piccolo club dell'Occitania rappresenterà il capolinea dell'esperienza in patria di Eric. Dopo 16 presenze e 2 reti, il 7 dicembre 1991 commette una delle 'cantonate' più gravi e clamorose, che rischia di compromettere la sua carriera da calciatore ad alti livelli. Nella partita casalinga contro il Saint-Etienne, scaglia il pallone contro l'arbitro e rientra negli spogliatoi senza neanche aspettare il cartellino rosso.
In tutta la Francia esplodono le polemiche, lo convoca la Commissione disciplinare, ma se possibile la situazione peggiora."Idiota!", urla Cantona ad ognuno dei giudici.
La squalifica che ne segue sarà esemplare: 2 mesi di stop, poi allungati a 3 per l'atteggiamento irrispettoso nei confronti dei giudici. Eric ha soltanto 25 anni ma è già stanco di un mondo come quello del calcio dove ci sono troppe regole da seguire.
"Ho avuto il privilegio di assistere al mio funerale", dichiara annunciando il ritiro dopo aver raggiunto la Val d’Isère per le sue vacanze invernali.
DAL LEEDS A STELLA DEL MANCHESTER UNITED
Per fortuna degli amanti del calcio, l'attaccante classe 1966 dopo qualche settimana in cui si dedica alla pittura torna sui suoi passi, anche se a causa dell'escalation dei suoi colpi di testa in Francia nessun club è più disposto ad accoglierlo. Importante è allora il ruolo del Ct. della Francia Michel Platini, che conosce il talento del ribelle Eric e prova a trovargli una squadra Oltremanica, dove ci sono diversi club interessati a lui.
Graeme Souness, manager del Liverpool, risponde però picche, e allora Cantona fa una settimana di prova con lo Sheffield Wednesday di Trevor Francis. Anche gli Owls però al momento di ingaggiarlo si tirano indietro.
"Faceva un freddo cane, ci allenavamo al chiuso. - dirà il manager Trevor Francis - Speravo che Eric si fermasse qualche giorno di più".
Ma figuriamoci se Paganini ripete, ed è così che ad aggiudicarsi il francese è il Leeds United. Qui fa l'esordio in un'amichevole di febbraio disputata ad Elland Road, e fa in fretta ad accorgersi dell'affetto dei suoi nuovi tifosi, che a lui dedicano il coro "Ooh-aah Cantona".
Con i Peacocks Cantona si cala subito nella parte e in coppia con l'esperto bomber Lee Chapman, cui sforna assist con regolarità, è protagonista della cavalcata che conduce alla conquista di quella che sarà l'ultima First Division della storia del calcio inglese (15 presenze e 3 goal).
L'anno seguente nasce infatti la Premier League, Cantona è una delle stelle del nuovo torneo e in Charity Shield dà spettacolo segnando una tripletta a quel Liverpool che soltanto qualche mese prima non l'aveva voluto: 4-3 e secondo trofeo inglese in bacheca per il francese.
Ma, parafrasando Luciano Ligabue, il meglio per Eric deve ancora venire. In autunno, infatti, Cantona lascia il Leeds United per andare al Manchester United, che paga il suo cartellino un milione e 400 mila euro, facendo un vero e proprio affare. I tifosi del Leeds se la prendono con il loro manager Howard Wilkinson, reo, ai loro occhi, di aver lasciato andar via troppo facilmente.
Il francese approda alla corte di Alex Ferguson a novembre, quando Dion Dublin, l'attaccante inizialmente scelto dai manager scozzese, si infortuna gravemente, rompendosi una gamba nella seconda partita disputata. Nella prima stagione il suo rendimento ricalca quello avuto con i Peacocks, con 9 goal in 23 presenze totali, ma progressivamente il giocatore marsigliese, in virtù della sua classe e delle sue doti temperamentali, diventa il leader dei rossoneri, che ambiscono a riscrivere le gerarchie del calcio inglese.
A fine stagione i Red Devils vincono la prima Premier. Cantona con sulle spalle la maglia numero 7 che era stata di George Best fa faville, e i tifosi sono estasiati dalle sue prodezze, che sembrano aver preso definitivamente il sopravvento sui colpi di testa. Cantona e compagni si aggiudicano anche il Charity Shield (il 2° per il francese in carriera) e avviano un ciclo di grandi vittorie.
Il 1993/94 è l'anno d'oro di Eric, il migliore in assoluto della sua carriera benché si manifestino ogni tanto episodi di irrequietezza. Nonostante le 4 espulsioni ricevute, il ventisettenne è il leader tecnico del gruppo che conquista lo storico 'Double', vincendo il secondo campionato consecutivo più l'F.A. Cup, oltre al terzo Charity Shield della carriera.
I suoi demoni tornano a materializzarsi in Europa, quando, il 20 ottobre 1993, a Istanbul, in un clima fortemente ostile per gli inglesi, che vengono fatti oggetto dai turchi del Galatasaray di interventi fallosi anche gravi. Cantona manda a più riprese a quel paese l'arbitro, Kurt Röthlisberger, che lo espelle. Ma scortato fuori dal campo da un poliziotto, è colpito da quest'ultimo con un manganello.
"Uno scandalo, - denuncerà - sono stato colpito alla testa".
“Dopo l’espulsione - racconterà Roy Keane, come riporta Wayne Barton nel libro 'King Eric: Ritratto di un Artista che ha cambiato il calcio inglese' - nel camerino Eric è impazzito. Era determinato a tornare fuori per sistemare il poliziotto furfante che lo aveva colpito con il manganello. Eric era grosso e forte. Era molto serio, insisteva che avrebbe ucciso quello stronzo. Ci sono voluti gli sforzi di Ferguson, di Brian Kidd e di alcuni giocatori per trattenerlo. Normalmente non mi sarei tirato indietro da una rissa, ma nemmeno io ero preparato ad una cosa del genere. C’erano troppi turchi là fuori!“.
Ma a livello personale la sua stagione è esaltante: segna 18 goal, suo massimo bottino realizzativo in Premier, più altri 9 nelle Coppe, e viene nominato 'Calciatore dell'anno', piazzandosi inoltre al 3° posto nella classifica del Pallone d'Oro 1994, alle spalle di Roberto Baggio e Dennis Bergkamp. È il momento di massima popolarità per il marsigliese, che diventa un'icona per tanti giovani, che lo imitano nel tirarsi su il colletto della maglia dopo ogni goal o prima di calciare un rigore.
Tutti i pronostici, con queste premesse, danno per favoriti i Red Devils anche nel successivo campionato 1994/95. Il torneo, tuttavia, si rivela ben più complicato del previsto per i campioni in carica. La lotta per il titolo inglese vede due temibili rivali nel Blackburn Rovers e nel Newcastle United. I Rovers si portano al comando e questo fa crescere il nervosismo nello spogliatoio dei Red Devils. Tanto più che iniziano a circolare le voci di un forte interessamento dell'Inter, che sta per cambiare proprietà, nei confronti dell'attaccante francese.
Eric, che ha sempre dimostrato di non reggere troppo le grandi pressioni, perde ancora una volta le staffe il 25 gennaio 1995, quando i Red Devils giocano una delicata partita contro il Crystal Palace a Selhurst Park. Richard Shaw, il suo marcatore, non gli dà respiro e a inizio ripresa Cantona gli rifila un calcione sotto gli occhi dell'arbitro, che lo espelle. Non soddisfatto, mentre sta abbandonando il terreno di gioco, è insultato da un tifoso avversario, e in tutta risposta si scaglia contro di lui con un calcio volante da kung fu.
Il comportamento 'folle' dell'attaccante del Manchester United fa il giro del Mondo e la critica lo attacca pesantemente. In particolare quella francese: "Indifendibile", titola in prima pagina 'L'Equipe', "Per piacere, tenetevelo (rivolto agli inglesi, ndr)", gli fa eco 'France Soir'.
La situazione per Cantona si fa pesante: il Manchester United gli infligge una multa da 20 mila sterline, pari a poco meno di 23 mila euro, e lo sospende in via cautelare per 4 mesi, fino al termine della stagione. Per sfuggire al pressing dei tabloid, l'attaccante parte in vacanza a Guadalupa con sua moglie Isabelle, in attesa del suo secondo figlio. Quando torna è interrogato dalla Football Association sull'episodio, ma peggiora ulteriormente la situazione.
"Vorrei chiedere scusa al presidente della commissione - dice - e anche al Manchester United, a Maurice Watkins e ad Alex Ferguson. E vorrei chiedere scusa anche alla prostituta che ha dormito nel mio letto la notte scorsa".
La Football Association gli raddoppia così la squalifica, che passa da 4 a 8 mesi ed è valida in tutti i campionati. Anche il suo matrimonio entra in crisi, intanto il Manchester United getta alle ortiche la stagione, perdendo sia il campionato sia l'FA Cup, con una sconfitta in finale contro l'Everton. Parte anche il processo penale, al termine del quale è condannato a due settimane di carcere, ma provvede subito a pagare la cauzione da 500 sterline. Ottiene poi la riduzione della pena a 120 ore di servizi socialmente utili, che spenderà insegnando calcio ai bambini.
Al termine della sentenza in cui viene emessa la condanna, si scaglia in conferenza stampa contro i media, con un'altra delle sue celebri frasi:
"Quando i gabbiani seguono il peschereccio - dice ai giornalisti - è perché pensano che verranno gettate in mare delle sardine".
Sfuma, naturalmente, il possibile passaggio all'Inter, e il ritorno in campo arriva soltanto il 1° ottobre 1995, trovando subito un goal decisivo contro il Liverpool. Riacquista la forma perduta e regala al Manchester United e ai suoi tifosi oltre un anno e mezzo di grandi giocate, aggiungendo al suo palmarès altre 2 Premier League, una Coppa d'Inghilterra e il quarto Charity Shield, prima del ritiro nel maggio del 1997 a poco meno di 31 anni. Quando è diventato per tutti 'The King', 'Il Re'.
TANTE DELUSIONI CON LA FRANCIA
Se con lo United Cantona è diventato un vero mito del calcio degli anni Novanta, con la Francia, nonostante 20 goal in 45 presenze, il rapporto sarà sempre di amore e odio. Debutta il 12 agosto 1987 in amichevole contro la Germania Ovest ma manca la qualificazione ad Euro '88 e a Italia '90.
È con Papin e Ginola il rappresenta di una generazione intermedia di calciatori francesi che dopo il periodo d'oro della grande Francia di Platini non riusciranno a portare in alto i Bleus nonostante il grande talento. L'unica fase finale di un grande torneo cui Cantona partecipa sono dunque gli Europei del '92 in Svezia. Ma la squadra di Platini è beffata dalla Danimarca ed eliminata al Primo turno.
Clamorosa è poi l'eliminazione ai Mondiali di USA '94. I francesi ce l'hanno praticamente in tasca, quando il 17 novembre 1993 ospitano in casa la Bulgaria e passano a condurre proprio con una rete di Cantona. Ma incredibilmente per i Bleus si consuma uno psicodramma sportivo: la Bulgaria rimonta 1-2 con una doppietta di Kostadinov e vola negli Stati Uniti, eliminando la Nazionale di Platini.
Cantona gioca la sua ultima gara con i Galletti il 18 gennaio 1995, poi il colpo da kung fu al tifoso del Palace gli costerà la fine di un'avventura mai troppo fortunata con la Nazionale.
IL PERSONAGGIO CANTONA: DALLA PUBBLICITÀ AL CINEMA
Nella vita privata, dopo la fine del suo primo matrimonio, Cantona sposa nel 2007 la sua seconda moglie Rachid Brakni, che gli dà altri due figli, Selma ed Emir. Fra i due matrimoni ha anche una relazione sentimentale con Gabrielle Richens.
A livello professionale diventa un volto noto della pubblicità, dato che recita in diversi spot come testimonial della Nike, e del cinema, dove gli sono affidate diverse parti: così recita in 'Elizabeth', e in 'Le Deuxieme' souffle al fianco di Monica Bellucci. Nel corso del 2008 è tornato a Manchester in veste di produttore e attore del film 'Il mio amico Eric', dedicato ai tifosi del Manchester Utd, con la regia di Ken Loach.
Più di recente, nel 2014, ha recitato con Mads Mikkelsen nel film western danese 'The Salvation' e nel 2020 nei panni di un re (come lui stesso era chiamato dai suoi tifosi) nel videoclip del singolo 'Once' di Lian Gallacher.
Nel 2001 i tifosi dei Red Devils lo hanno votato come 'Calciatore del secolo' del club, mentre nel 2002 la leggenda del Manchester United è introdotta nella Hall of Fame del calcio inglese. Conclusa l'attività agonistica continua comunque a tenersi in forma e prima gioca a Beach Soccer, diventando capitano della Nazionale Francese, con cui partecipa anche ai Mondiali del 2005, poi la allena nell'edizione del 2006.
Caratterialmente resta sempre il ribelle dallo spirito libero di quando giocava. Così nel marzo del 2014 dopo una rissa in un locale londinese è arrestato e poi rilasciato su cauzione. Fatto che gli causa anche il licenziamento da parte dei New York Cosmos, che lo avevano ingaggiato nel 2011 come dirigente.
Negli anni dieci del nuovo Millennio, poi, manifesta un grande amore per la terra dei suoi avi paterni, ovvero la Sardegna. Nel ferragosto del 2012 si reca nel cimitero di Ozieri per far visita alle tombe dei suoi antenati. Poi acquista dei terreni e costruisce una casa di campagna a Cuglieri, nel Montiferru, in provincia di Oristano. Manifesta anche la volontà di voler fare investimenti, ma la burocrazia e alcune disavventure giudiziarie lo hanno portato, per ora, a ripensarci.
Oggi resta un grande tifoso del Manchester United. Per chi lo ha visto giocare, nonostante quel carattere sempre difficile da gestire, resterà sempre l'icona di un calcio romantico che oggi non c'è più.