Dal tutto al nulla: la discesa di Holger Badstuber verso l’anonimato

Holger Badstuber FC Bayern München
Getty Images
Era uno dei difensori centrali più promettenti di Germania, ma i problemi fisici hanno scritto una storia diversa. E lo hanno spinto nel baratro.

Archivio Storie

2009. Mertesacker, Metzelder, Friedrich. Qualche altro nome più o meno convincente. Veterani a fine corsa. “Ricambio generazionale” era la parola più accostata alla Germania che dal 2006 si era affidata a Joachim Löw. Se aveste chiesto a qualunque esperto tedesco quali sarebbero stati i difensori centrali che avrebbero composto il reparto nel decennio che sarebbe iniziato di lì a poco, i dubbi sarebbero stati pochissimi. Mats Hummels, Jérôme Boateng, Benedikt Höwedes. I tre della Nazionale Under 21 che quell’anno ha dominato l’Europeo di categoria. E poi Holger Badstuber. Nessun dubbio. Forse.

Memmingen, qualche decina di km a est di Monaco e a sud di Stoccarda. L’undicenne difensore centrale, che giocava nella squadra locale, era stato adocchiato dal club della Svevia. Dopo due anni il club più titolato di Germania lo ha portato a Monaco, perché i migliori talenti tedeschi devono passare dalla capitale della Baviera. Di talento in Holger ce n’era tanto, tantissimo. Trafila completata, anche in seconda squadra, per un’intera stagione in 3.Liga vincendo persino il campionato. Nel 2009 Louis van Gaal ne ha fatto addirittura un titolarissimo della difesa, vero e proprio intoccabile. Alla prima esperienza in assoluto tra i professionisti. In pochi avrebbero immaginato che soltanto una decina d’anni dopo, quello che doveva essere il pieno della sua carriera, Badstuber sarebbe finito a giocare in Regionalliga, tra i dilettanti.

Qualcosa è andato storto. Più di qualcosa. Rewind, a van Gaal. La sua rivoluzione - celebre in Italia per la ‘cacciata' di Luca Toni - era partita dai giovani. Thomas Müller e Holger Badstuber, due nomi che avevano già iniziato a circolare per tutta Europa. Un futuro da star che sembrava già ampiamente scritto. Erano tra i meno esperti della rosa. Non sembrava. Il centrale classe 1989 in particolare colpiva tutti per la sua sicurezza, la sua consapevolezza, la sua leggerezza con la palla, i suoi tempi di gioco. Il difensore ideale. Si alternava tra il ruolo di centro-sinistra e quello di terzino mancino, sul suo piede forte. Intercambiabilità apprezzatissima. A parte tre gare saltate per riposare e una per squalifica, ha giocato sempre. Solo Philipp Lahm ha giocato più di lui. Persino Bastian Schweinsteiger nel conto finale dei minuti ne ha totalizzati meno. “Se stanno bene, giocano sempre”. E così è stato.

Sicurezza, adattabilità, conoscenza. Affidabilità, in una parola. Affidabilità tecnica, bisognerebbe aggiungere con quel mai troppo generoso senno del poi. Non fisica. Almeno non dal primo anno in avanti. A 21 anni ha giocato una finale di Champions League, persa contro l’Inter. Due anni dopo, ne avrebbe potuta giocare un’altra: ha saltato la celebre ‘Finale Dahoam’ dell’Allianz Arena contro il Chelsea per una squalifica. Ha visto i suoi compagni perdere ai calci di rigore dalla tribuna. La stagione 2012/13, invece, è stata quella in cui il Bayern Monaco è riuscito a spezzare la maledizione e finalmente vincere la Champions League.

Holger Badstuber Bayern Munich Bundesliqa 13092014

Nella finale di Wembley contro il Borussia Dortmund, però, Holger Badstuber non si è visto. Si è vista solo la sua maglia, sventolata dai compagni per dedicargli la coppa. Fermo dall’1 dicembre 2012, dalla partita contro il Borussia Dortmund, da quel contrasto con Javi Martinez dopo un tentato tackle su Mario Götze nel quale si è rotto il legamento crociato del ginocchio destro. Uno shock per lui e per tutto il club. I suoi compagni hanno “giocato per lui”, ha riferito Jupp Heynckes a fine partita. La sua stagione era finita ancora prima di Natale. E anche la sua carriera si avviava tristemente verso un lento declino. Shock.

Tutti aspettavano Badstuber di nuovo in campo nella stagione 2013/14, la prima con Pep Guardiola allenatore. Il suo rientro doveva essere graduale, per poi arrivare al top alla fine della stagione e a quel Mondiale 2014 che sognava - e meritava - di disputare. Joachim Löw se l’era già portato in Sudafrica 2010 nonostante solo due presenze nelle amichevoli pre Mondiale. Nel 2012 all’Europeo lo ha schierato per tutti i minuti disponibili. Neanche uno saltato. Lo aspettava per il Brasile, per salire su quell’aereo, per un viaggio da cui sarebbe ritornato da campione del mondo.

Badstuber quell’aereo non lo ha potuto prendere. Dopo la prima rottura, un’altra. A maggio 2013. Di nuovo crack, lo stesso legamento dello stesso ginocchio. Prognosi inevitabilmente più lunga. Stagione 2013/14 saltata dall’inizio alla fine. Zero presenze, zero minuti, zero convocazioni. Il 17 agosto 2014, 19 mesi dopo, il rientro in campo in DFB-Pokal contro il Preußen Münster. Sembrava  un nuovo inizio, invece è stato solo il preludio ad una nuova, brusca interruzione. Contro lo Stoccarda all’Allianz Arena, il 13 settembre 2014, un problema alla coscia. Altri quattro mesi di stop. Poi un altro rientro, un’altra manciata di partite e nuovamente uno strappo alla coscia. E così via.

Un copione che tornava a ripetersi. Stop di sette mesi, poi di nuovo il rientro. Guardiola, il suo allenatore, gli ha sempre dato fiducia. Quando lo ha avuto a disposizione, lo ha sempre fatto giocare. Anche lui, come i predecessori, aveva riconosciuto il talento e voleva dargli ancora delle speranze. Anche se Badstuber non sembrava apprezzare fino in fondo il catalano.

"Ancelotti parla molto coi giocatori, con Guardiola era diverso, eri tu che dovevi andare da lui. Dovevi chiamarlo, cercarlo. E per un calciatore non è certo una bella sensazione sapere che l'allenatore non si interessa dei suoi problemi".

Speranze comunque svanite dopo il problema alla caviglia che gli ha fatto terminare con tre mesi d’anticipo la stagione. La pietra tombale sulla sua carriera al Bayern Monaco. Non giocava più nella Germania da ormai un anno. Ha comunque provato a rilanciarsi andando in prestito allo Schalke 04 nel gennaio 2017. 12 presenze, poco più che un comprimario, ma almeno senza più infortuni. Ragion per cui lo Stoccarda, fresco di promozione dopo la cocente delusione della retrocessione nel 2016, ha voluto dargli un’altra possibilità.

Nella stagione 2017/18, ha giocato 27 partite. Ha anche trovato la gioia del goal, dopo due anni e mezzo. L’ultimo era arrivato nel 2015 in Champions League, contro lo Shakhtar Donetsk, ottavi di finale. Quello era stato il suo secondo goal, arrivato ben 6 anni dopo il primo. Stoccarda, quella che era già stata la sua casa dagli 11 ai 13 anni, lo aveva fatto rinascere. Settimo posto in campionato, 27 presenze, una nuova stabilità. O forse, per certi versi, una tregua. L’anno successivo, prestazioni di nuovo in calo. E il ritorno dei dolori. Stavolta al polpaccio. Soltanto 12 presenze, compresi i 90 minuti nello spareggio salvezza contro l’Union Berlino. Ha giocato con un turbante dopo una terrificante testata con Ozan Kabak, il suo compagno di difesa. Ce l’ha messa tutta, ma non è riuscito nell’impresa di salvare la sua squadra.

Holger Badstuber - VfB Stuttgart

Ce l’ha messa tutta anche per riportare lo Stoccarda in Bundesliga, in una stagione giocata  a metà, con i soliti acciacchi che lo hanno limitato. Ha comunque totalizzato 19 presenze in 2. Bundesliga. Si aspettava di essere nuovamente protagonista al piano di sopra. Prima che la società, visto il contratto in scadenza, decidesse di fare altre scelte: escluso dalla prima squadra, aggregato ai dilettanti. 31 presenze in Nazionale, 6 titoli di campione di Germania, una finale di Champions League giocata da titolare. In Regionalliga, la quarta serie del calcio tedesco, con la seconda squadra. Lo Stoccarda gli aveva offerto la risoluzione del contratto, rinnovato nel 2018. Lui aveva detto no, voleva crederci ancora, voleva rilanciarsi in Bundesliga. Non ce l’ha fatta. 28 presenze nella Regionalliga Südwest, fino alla scadenza.

“Sono felice che sia tutto finito. Sportivamente non è stata per nulla una buona stagione, il mio motto è stato 'vai avanti' per tutto l'anno. Ma non è facile riuscire a motivarsi, a darsi la spinta, senza lasciarsi andare. Ecco perchè sono contento che sia arrivato questo momento", ha affermato alla 'Bild'.

Da luglio 2021 Badstuber diventa un giocatore del Lucerna. Ha scelto la Svizzera per provare a ripartire nuovamente, a 32 anni, condividendo lo spogliatoio con l’ex compagno dello Stoccarda Christian Gentner. Ma poco più di un anno dopo (e mesi fermo ai box) dice basta: appende gli scarpini al chiodo per fare l'allenatore. Sperando in un presente più normale, senza più pensare a cosa poteva essere, ma accettare serenamente ciò che è.

Chiudi