Correa a GOAL: "Simeone mi ha fatto crescere, sento l'amore dei tifosi"
Ángel Martín Correa Martínez (Rosario, Argentina, 9 marzo 1995), ha raggiunto la sua maturità calcistica all'Atletico Madrid. Dopo aver appena compiuto 28 anni, consacrato nella squadra di Simeone e appena laureato campione del mondo con l'Argentina, "Angelito" parla a GOAL in un momento chiave della stagione. Si sente grato al club, amato dai tifosi e stimato da Simeone.
Correa, devoto della Vergine di San Nicolas, ha una curiosa storia con Papa Francesco e considera sua madre, che sta lottando contro il cancro, la persona più importante della sua vita. Ha cresciuto lui e nove dei suoi fratelli prima che il calcio desse loro una vita migliore. "È una guerriera", dice Angel.
La stagione dell'Atletico è stata strana. Sembrava che tutto andasse storto, ma ora sembra che la squadra stia finalmente decollando:
"La verità è che non credo sia stata la stagione che tutti volevamo, di sicuro. Né lo staff tecnico, né i giocatori, né i tifosi. Volevamo che la stagione fosse diversa. Non è stato così e ora non ci resta che continuare a lottare per arrivare il più in alto possibile e per entrare in Champions League".
Questa è la nona stagione di Correa all'Atletico ed è uno dei giocatori più amati dai tifosi.
"La gente mi fa sempre sentire amato. Io e i miei compagni di squadra. Sento l'amore incondizionato dei tifosi, ci spingono sempre a vincere le partite. Non c'è dubbio che ciò che ci caratterizza all'Atletico è che siamo forti in casa e con i nostri tifosi. Ci fanno dare il meglio di noi stessi per vincere le partite.
Simeone è un uomo fondamentale nel percorso di crescita di Angel Correa:
"Al giorno d'oggi, nel calcio, è difficile che un giocatore o un allenatore rimanga in un club per così tanto tempo. Per me è chiaro che è un grande allenatore e il Cholo lo dimostra anno dopo anno. Il mio rapporto con lui è lo stesso che ho con tutti i miei compagni di squadra. È vero che non è facile, perché sono arrivato all'Atletico quando ero solo un ragazzino, appena diciottenne. Simeone mi ha aiutato a crescere come giocatore e come persona in tutti questi anni. Gli sono molto grato".
Correa ha avuto un'infanzia molto difficile. Ha perso il padre, è cresciuto in un quartiere difficile, ma il calcio lo ha fatto uscire dalla povertà. Oggi, sta vivendo una situazione molto delicata in famiglia:
"Mia madre è la persona più importante della mia vita. Non c'è dubbio. Anche se sta lottando contro il cancro da tre anni, è ancora con noi, Mi riempie di orgoglio e noi la riempiamo di forza perché possa continuare a vivere".
La famiglia Correa è molto cristiana, per questo, aver incontrato Papa Francesco, è un evento indelebile nella memoria di Angel:
"Ero nella squadra giovanile del San Lorenzo. Stavano per inaugurare una piccola cappella. Una piccola chiesa. Un giorno è arrivato Francesco e sono andato a fare la comunione con lui. Due anni dopo è stato eletto Papa. Ma sì, ho fatto la comunione con Francesco insieme ad altri amici del quartiere. Ho una foto che mi ricorderà sempre quel giorno. E ho avuto un'udienza privata con il Papa. Lui è un tifoso del San Lorenzo e ricorda molto bene quel giorno".
L'Argentina è sempre nei pensieri di Correa, che spera di tornare in Sudamerica in futuro:
"Mi piacerebbe tornare nel calcio argentino un giorno. Il calcio e la vita prendono molte pieghe, ma vorrei restituire al San Lorenzo quello che mi ha dato. Lì ho potuto debuttare. Mi piacerebbe anche giocare nel Rosario Central, perché era la squadra di cui mio padre, che ora è in cielo, era tifoso".
Non tutto però, a livello calcistico, è stato facile per Angel Correa. Basti pensare al suo percorso in nazionale, che però è culminato con la vittoria ai Mondiali:
"La Coppa del Mondo è stata un'esperienza incredibile per me. All'inizio ero molto triste. Mi ero illuso di poterci andare, perché ero già stato alla Copa America e ne eravamo usciti campioni. Essere stato escluso dall'ultima lista è stato un colpo durissimo per me.
Appena saputo dell'esclusione sono andato in Argentina: volevo andare nel quartiere, stare con la mia gente e ritrovare me stesso.
Alla fine sono stato convocato all'ultimo minuto assieme a Tiago Almada, è stato incredibile".
I mondiali sono stati una favola per tutta l'Argentina: da Messi fino a tutti i tifosi, è stato un viaggio meraviglioso per Correa e per i suoi connazionali:
"Messi se l'è meritato. Questa Coppa del Mondo era ciò che voleva, ciò che desiderava e raggiungerla in questo modo è stato unico. C'è stata gente che ha venduto l'auto o la casa per andare ai Mondiali a tifare Argentina. Questo ci ha dato forza e ci ha aiutati a diventare campioni. Per questo hanno vinto anche il premio per la migliore tifoseria. I nostri tifosi hanno fatto sentire la loro presenza fin dall'inizio della Coppa del Mondo, tutti sapevamo che l'Argentina sarebbe stata di casa in Qatar".
L'ultima riflessione di Correa è sul rapporto tra difficoltà e successo:
"Non mi sono mai fermato a pensarci, ma penso che tutto quello che mi è successo nel corso della mia vita è finito bene, con traguardi importanti. Ho vinto il titolo con l'Atletico Madrid in Spagna, poi ho vinto la Coppa del Mondo con l'Argentina, è qualcosa di storico. Appartenere a quel gruppo è stata la cosa migliore per me".