In Italia siamo stati abituati a vedere Mihajlovic, Pirlo, Del Piero e Baggio fare magie su punizione in Serie A. Tuttavia, in mezzo a questi fenomeni dei calci piazzati, avrebbe potuto esserci anche Carlo Mammarella, se solo ne avesse avuto l'occasione.
Molti non sanno nemmeno di chi stiamo parlando, ma quelli che almeno una volta l'hanno visto sistemare il pallone e calciare in porta con il suo magico sinistro è impossibile che non siano rimasti folgorati. A cominciare da Trieste, quando ha segnato il primo goal della sua carriera da calciatore, ovviamente su punizione, rubando la battuta a un altro specialista come Allegretti.
Da lì in poi Mammarella ci ha preso gusto, trasformando l'eccezione in abitudine. A Lanciano è diventato una sentenza. Punizione-Mammarella-goal. Tre parole ripetute come il ritornello di un tormentone estivo per otto stagioni, durante le quali è diventato leader, trascinatore, capitano e infine leggenda. Con il Lanciano ha conquistato una storica promozione in Serie B, continuando a disegnare arcobaleni, uno dopo l'altro, da tutte le posizioni.
Tre salvezze consecutive, lasciando sempre il suo inconfondibile segno. Un totale di 12 goal e 29 assist. Perché quando non segnava lui, lo facevano i compagni grazie ai suoi cross. Una clamorosa percentuale di reti realizzate su calcio piazzato. Ogni corner, ogni punizione, diventava un possibilità. Quasi una certezza, di fare goal. 'Palla a Mammarella e s'abbracciamo'. Semplice.
"Mi esercito ogni giorno da quando avevo otto-nove anni. Sono partito dal garage di mio nonno. Negli anni passati, a fine allenamento, mi fermavo sempre a battere una ventina di punizioni, rubando qualche segreto ai miei compagni".
Ma anche osservando il più grande di tutti in Italia in questa specialità, il suo idolo Sinisa Mihajlovic.
"Ho cercato di imitarlo, a volte mi è andata bene altre volte un po’ meno. Non ho avuto mai la possibilità di osservarlo dal vivo ma anche dalla tv sono riuscito a carpire tanti piccoli gesti che ancora mi porto dietro".
Un bagaglio preziosissimo, che si è portato dietro anche alla Pro Vercelli e soprattutto alla Ternana, dove ha conquistato l'ennesima promozione in Serie B ed ha raggiunto quota 500 presenze tra i professionisti, festeggiate alla sua maniera, con un'altra perla su punizione.
L'ultima l'ha incastonata nella finale di Coppa Italia Serie C persa contro la Juventus Under 23 nel giugno 2020. La numero 35. Proprio così: 35 punizioni segnate in carriera. Un numero mostruoso. Un piede sopraffino, capace di regalarsi anche un goal direttamente da calcio d'angolo prima di chiudere la carriera.
Una carriera che non lo ha visto mai giocare in Serie A. Un grande rimpianto, un piccolo delitto per il calcio italiano che avrebbe potuto godersi le sue magie anche ai massimi livelli. Ce lo saremmo meritato noi, se lo sarebbe meritato lui.
"Prendo tutto quello che ho fatto come un qualcosa che mi sono guadagnato. Il sogno era la Serie A, quello di ogni bambino. Ma non per questo non sono soddisfatto della mia carriera. L’anno che ero a Lanciano potevo andare a Carpi in Serie A, mi voleva Castori. Avrei esaudito il mio sogno, perché sull’almanacco sarebbe comparso Mammarella in Serie A, ma non me la sentivo di lasciare Lanciano".
Una scelta di cuore, quella di legare il nome a un club che con Mammarella in campo ha vissuto i momenti più alti e felici della sua storia. Come quel giorno in cui una sua punizione al 94' è valsa la vittoria contro l'Empoli di Maurizio Sarri. Come ogni volta che l'arbitro fischiava fallo e sugli spalti dello stadio qualcuno stava già esultando.