Cristian Battocchio: da futuro dell'Italia alla carriera da Wanderlust

Battocchio Italy Mexico
Getty/Goal
Conte lo osservava da ct azzurro: "Tra i non attaccanti solo lui sa saltare l'uomo". Una carriera da giramondo: oggi gioca in Israele.

Archivio Storie

È veramente difficile spiegare i piaceri del viaggiare, in tutte le sue forme, a chi rimane fossilizzato tutta la propria, unica, vita in un solo luogo. Questione di punti di vista, di scelte e di soggettività, ma per gli avventurieri incalliti, con qualsiasi tipo di budget o prospettiva al momento di saltare da un paese all'altro, sentirsi dire che la prassi vagabonda non è poi così soddisfacente è alquanto difficile da digerire. Certo, c'è chi è facilitato dalla disponibilità economica e dal tipo di lavoro, ma anche chi ha deciso di costruire il proprio mondo senza troppe pretese o inventandosi un modo ingegnoso per farlo. Ad ogni profilo corrisponde un diverso approccio alla questione. Sfruttare al meglio le proprie condizioni, essenziale. Come ha fatto Cristian Battocchio.

L'articolo prosegue qui sotto

Un nome dimenticato, in Serie A. Un ragazzo che nel corso di una carriera, arrivata nel febbraio 2023 a oltre un decennio di professionismo, ha giocato ovunque, senza mai fermarsi più di un biennio nello stesso paese. Le qualità tecniche lo hanno sempre accompagnato. Incollate ai piedi. Battocchio non è però mai stato neanche abbandonato dalla volontà di scoprire e di viaggiare, per coniugare il suo desiderio di mettersi alla prova con quello di viaggiare. Gli elogi si sprecavano, le previsioni per il futuro idem. Ma una mente così aperta difficilmente riesce ad andare a braccetto nel calcio.

Non si tratta della solita discesa verso gli inferi della modernità, forse al contrario. Viaggiare verso un'altra nazione, in volo verso un campionato più importante, tarpava le ali a grandi campioni in termini di possibile chiamata nella propria Nazionale. I social, così come l'apertura delle frontiere, hanno aperto invece ad ogni possibilità. I commissari tecnici conoscono per filo e per segno i calciatori all'estero. La scusa secondo cui la distanza dal torneo locale ha escluso un determinato la mancata convocazione non sembra più reggere.

Semplicemente, nel calcio moderno dei grandi tornei, con somma differenza rispetto al passato, serve stabilità. Occorre essere incanalati in un unico sentiero. Non si fa quello, non si quell'altro. Nemmeno nella vita privata. E così, girare per il mondo con le più diverse squadre, anche con una notevole abilità fugge alle regole, allo status quo. Battocchio è uscito dai radar del grande calcio per essere Wanderlust.

L'ITALIA E LA GALASSIA POZZO

Nato a Rosario nel 1992, Battocchio ha sempre tradito chiare origini italiane. La sua storia non è diversa da quella di migliaia di connazionali: i nonni erano veneti, di Treviso. Nell'ipotetico futuro professionistico, c'è sempre stata dunque la possibilità di scegliere tra la natia Argentina o l'affetto della famiglia. Quando entra a far parte del Club Atlético Newell's Old Boys, inventando nel cerchio di centrocampo, entra nella Nazionale Under 15 locale. E' la scelta più ovvia e di Italia non si può parlare. Nato in Sudamerica, cresciuto in Sudamerica, accetta emozionato.

Non arriva al metro e 70 Battocchio, ma la sua visione di gioco copre una lunghezza infinita. Stoppa, dribbla, serve. Corre, passa, inventa. Comincia ad essere osservato dalle stesse persone dietro la rete, sugli spalti, con i binocoli. Hanno buone intenzioni, di gloria per sè stessi e per il ragazzo che nel frattempo si è fatto 18enne. Sono gli scout dell'Udinese, occhiali da sole, faccia da poker. Per 200.000 euro, nel 2009, verrà ufficialmente scelto dalle giovanili bianconere. Uno dei ragazzi terribili trovati in ogni parte del mondo per scoprire i fortunati a sfondare il muro della Primavera friulana.

Battocchio Udinese

Battocchio è incuriosito da Udine, anche perchè la distanza con Treviso è veramente irrisoria. Ripercorrere le orme dei propri parenti per sfondare in Europa? Non sembra una brutta prospettiva, anche perchè l'Udinese ha dimostrato, nonostante un 2009 da dimenticare, di essere tra le squadre di provincia con più possibilità di avvicinarsi alle big e diventare tale. E di fatto, quando il giovane talento arriva in città, la squadra sta mettendo nuovamente le basi per una conferma in campo europeo sotto Guidolin e Di Natale.

In prima squadra, a Udinese, la lista dei futuri campioni è notevole. Ci sono Handanovic e Cuadrado. Ogni weekend vengono acclamati Alexis Sanchez e Benatia. Nel triennio tra prima squadra e Primavera, Battocchio crescerà con una manciata di apparizioni in Serie A, riuscendo anche a farsi vedere in Europa League. La prospettiva di una titolarità però è lontana e il breve periodo non è qualcosa a cui può aspirare. La soluzione più opportuna per Cristian per i colori bianconeri è quella di un trasferimento temporaneo. L'ultimo giorno del calciomercato 2012 approda al Watford, in Championship inglese. Non proprio un campionato di seconda fascia, nonostante sia effettivamente di seconda serie, ma la proprietà Pozzo può in questo modo far crescere il talentino sotto la propria bandiera e valutarlo nel biennio successivo.

Tra il 2012 e il 2014, l'Udinese capisce effettivamente di aver avuto ragione. Ci sa fare. E' un centrocampista che salta l'uomo, che crea occasioni, capace di impostare, puntare e spedire la freccia nel bull's eye del proprio bersaglio calcistico. Segna, fa segnare. Già dopo un anno inglese, però, lascia definitivamente i bianconeri. Siamo negli anni della galassia Pozzo, con il Granada, il Watford e la principale squadra a comporre un modello di scambi ed evoluzione.

UNDER ARGENTINO, UNDER ITALIANO

Lasciare l'Udinese non significa allontanarsi definitivamente dai suoi radar, ma alla fine è ciò che effettivamente accadrà. Perchè anche al Watford la situazione non è infinita. Dura poco, il tempo di due annate, routine della sua carriera. Ciò che cambia da così e così per Battocchio è la scelta della Nazionale. Dal suo arrivo in Italia ha optato proprio per la Nazionale azzurra. Del resto, come capitato in Argentina, ora lavora nella patria dei parenti e dopo riunioni famigliari, in cui il padre è stato fondamentale, ha unito i due mondi. Perchè è già stato detto: serve optare per la vicinanza. Senza rinunciare a rendere orgogliose le persone attorno:

"E' stata una scelta difficile, dato che avevo iniziato nell'Under 15 argentina. Mio padre mi ha dato una grande mano, ma soprattutto ho scelto l'Italia per l'affetto che mi lega a mio nonno, che è di Treviso".

Nel 2013, dopo un biennio (sempre e comunque) in Under 20, per Battocchio si aprono le porte dell'Under 21. Se la Nazionale azzurra è immortale, essenziale per essere ricordati, quella precedente è molto distante. I giovani spesso, molto spesso e più di quanto si pensi, non riescono ad ottenere una chiamata tra i grandi. Nonostante la rappresentativa venga dal terribile Mondiale 2010, la prospettiva di ripartire con i giovani è ancora malvista. E così conferma di un gruppo non leggendario, ma comunque esperto. Con piccoli accorgimenti giovanili.

Conte PS Battocchio

Battocchio sembra poter presto far parte di questo salto. Ha la maglia numero 10 nella Nazionale Under 21 e nel giro di due mesi, tra agosto e settembre, ottiene la prima convocazione. Il primo gettone, il primo goal. I nomi del suo percorso azzurro sono due: Di Biagio e Belgio. L'ex centrocampista dell'Inter ha avuto modo di lavorarci in entrambe le rappresentative giovanili e vede in lui il futuro luminoso del paese. Estasiato da quando lo ha visto a Udine per la prima volta, deciso a far di tutto per portarlo nell'Italia. Ci riuscirà, coccolandolo con elogi continui. Il Belgio? La prima vittima del suo goal e anche la seconda. L'altra unica realizzazione in Under 21.

Nonostante tutto, però, Battocchio passa dalla Serie B inglese a quella italiana. In Serie A non c'è nessuno che punta su di lui. Sarà forse l'altezza, in un ruolo delicato, contro un calcio di giganti. Fatto sta che DI Biagio rischierà di impazzire davanti alla mancanza di possibilità per il suo pupillo:

"E’ assurdo che non giochi in Serie A, ma sono contento che abbia trovato una società disposta a dargli fiducia. Cristian ha le carte per esplodere, sarà protagonista"

Viene scelto dalla storicamente neo promossa Virtus Entella, in cui rimarrà solamente una stagione. Difficile, tanto da rischiare continuamente l'immediato ritorno in Serie B. Effettivamente avvenuto. Dura, causa scandali societari. E' a terra, dopo i playout persi contro il Modena, ma non c'è tempo di essere triste. Europei Under 21. Uno dei tanti a stampino nell'ultimo ventennio italiano: grandi aspettative, eliminazione immediata e delusione cocente. Storia vista e rivista, purtroppo.

In maniera positiva si sono visti e rivisti anche gli elogi. L'ultimo, nel 2015, è quello di Antonio Conte, commissario tecnico della Nazionale maggiore che stravede per lui:

"Chi ha attirato la ma attenzione in Serie B? Volete un nome secco? Ve ne faccio due: Battocchio e Viviani. I giocatori italiani che nelle varie categorie sono in grado di saltare l'uomo non sono molti. Uno è Battocchio, tutti gli altri sono attaccanti".

WANDERLUST APPLICATO AL CALCIO

Eppure, niente Italia A. Battocchio ha 23 anni e il salto continua a tardare. Ma lui vuole saltare, scoprire. Non ha paura di rimanere sotto la vetta, accettando il Brest in Ligue 2. Altra seconda serie e gloria da stella che comincia sensibilmente ad allontanarsi. Il desiderio di viaggiare, il Wanderlust. Quel termine che causa Instagram è diventato noioso e banale, non è sempre così buttato a caso, modaiolo. Regala la possibilità di ripartire, aprire la mente e scoprire sè stessi. Il biennio in Francia, con 13 goal in due stagioni, saranno gioia. sarà profumo di casa per Battocchio, come racconterà a 'gianlucadimarzio.com':

"Brest è la mia seconda casa. Lo dirò sempre. Venivo dall’Entella e da una retrocessione che avevo vissuto male. Ritrovare una squadra non è stato facile. Poi è arrivato il Brest che mi ha dato questa possibilità. Là ho ritrovato la felicità nel giocare a calcio e per questo sarò sempre grato alla società, alla città e ai suoi tifosi".

Per cinque anni farà parte del Brest, ma non in maniera continua. Ci tornerà solamente dopo i due, o quasi, a Tel Aviv. L'opportunità di giocare in una massima serie, seppur quella israeliana, viene accolta. Dura poco, perchè anche chi ha un continuo desiderio di viaggiare, deve fermarsi per un po' di tempo. Torna così in Francia, per mettere insieme le idee e scegliere eventuali destinazioni future. Prima, però, si gode la promozione in Ligue 1 da protagonista, e la prima grande occasione da titolare in uno dei maggiori tornei europei.

Non appena il mappamondo comincia a girare, Battocchio ha un modo per fermarlo e scegliere la destinazione. Poyatos, secondo di Jordi Cruyff al Maccabi Tel Aviv, è infatti stato scelto dalla J-League giapponese. Il Tokushima Vortis è alla sua seconda esperienza al top ed è alla ricerca di giocatori esperti, specialmente europei, per mantenere la prima categoria. Il ragazzo italo-argentino decide così di seguire il tecnico spagnolo e mettere un'altra bandierina nella sua carta geografica.

Siamo nel bel mezzo del Covid e di un Giappone che sembra chiudersi come nel Periodo Edo. Una politica di isolamento nipponica diversa dal 17esimo secolo, stavolta dovuta alla pandemia globale. Che mette in grossa difficoltà anche Battocchio, come tutti. Le rigide regole per gli stranieri e il loro isolamento non permette all'ex Udinese di vedere la propria famiglia, facendo terminare il contratto anzitempo. Pochi mesi dopo il suo arrivo nella regione di Shikoku:

"Ciao a tutti. Mi dispiace molto di non poterti salutare in modo positivo. Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto e mi hanno dato il massimo amore. Ho difficoltà a lasciare il club in questo modo. A causa delle restrizioni all'immigrazione che continuano ancora in Giappone, non ho potuto trascorrere del tempo con la mia famiglia e i miei cari, il che mi ha fatto sentire male. Non era una vita comoda per me. Ci auguriamo che i nostri tifosi, giocatori e staff e tutti coloro che sono coinvolti nel club possano fare del loro meglio. Da oggi sono un fan entusiasta del Tokushima Vortis e spero sinceramente che tutti i vostri obiettivi vengano raggiunti. Ti sono davvero grato! Spero di rivedervi, non è un addio".

L'arrivederci al Giappone regala un altro pezzo del puzzle mondiale. Sudamerica, Europa, Asia:

“A me piace tanto viaggiare e conoscere nuove culture, nuove lingue. Sono curioso di scoprire nuovi mondi, e ho sempre bisogno di mettermi alla prova, dimostrando a me stesso di poter essere in grado di potermi trovare bene in un qualsiasi luogo. Potessi continuare a viaggiare, lo farei. Anche perché mi piacerebbe andare negli Stati Uniti, in Messico, in Australia, che da qui non è lontano".

Centroamerica. Sì, perchè come da suo desiderio, Battocchio approda in Messico. Ciao Giappone, nuovamente sotto l'idioma spagnolo ogni giorno. Dallo stesso giorno in cui lascia Tokushima. Si accasa al Club Universidad Nacional, i PUMAS. Allo Estadio Olímpico Universitario di Ciudad de México, gli elogi non si sono sprecati. Spesso contestato dai tifosi, ha lasciato l'ennesimo club: dopo una fugace apparizione in Grecia al Volos, è tornato in Israele per vestire la maglia del Ness Ziona: ultimo capitolo di una carriera da Wanderlust del pallone.

Chiudi