Acquafresca, bomber che 'poteva essere Lewandowski': gloria a Cagliari e declino

Acquafresca Cagliari Serie AGetty

Mari e monti. Una pizza apprezzata, nel caso non siate vegani. Opposti che si attraggono, come calamite. Da una parte uni e da una parte gli altri, quando si parla di vacanze. Sei più tipo da uno o dall'altro? Sembrano sempre così lontani, eppure sono spesso vicini, come nella pietanza. Ci sono luoghi in cui sullo sfondo dominano le catene (montuose) e sotto i piedi il mare cristallino. Ci sono luoghi ancestrali, come la Sardegna. Si fondono da una costa all'altra. Altissimi, bassissimi. Una via di mezzo, a volte sarebbe apprezzabile. Ha avuto una vita calcistica sull'Isola chi ha toccato grandi vette in gioventù, per poi scendere sempre più a livello più che piatto, normale, lontano dalle aspirazioni. Un grigio in mezzo a bianco e nero avrebbe aiutato, senza dubbio, a Robert Acquafresca.

40 goal in Serie A, Nord e Sud e per l'appunto, mari e monti. 185 cm, 87 kg. Durante gli anni ruggenti di Cagliari, per le strade del Quartiere Marina, si sono sentite spesso affermazioni simili, aggettivi risuonanti nel vecchio Sant'Elia. A vent'anni, era l'idolo della Sardegna tutta. Veniva definito un giorno sì e l'altro pure, quella partita prima e quella dopo, attaccante 'mostruoso'. Perchè era rapido nei movimenti, letale al momento di colpire di testa, attaccare lo spazio e muoversi con tecnica.

Nasceva a Torino, viveva da spettatore appena maggiorenne la prima e unica stagione del Treviso in Serie a, leggendaria e goffa, fatta di orizzonti troppo lontani, di passi più avanti di entrambe le gambe. Otto presenze, zero reti. In mezzo ad una rosa infinita, che comprendeva Reginaldo, e Fava Passaro, e Borriello, e Beghetto e Dall'Acqua. E scusate per le e, ma il reparto andava oltre l'immaginazione dell'abbondanza. Non per forza necessaria, né qualitativa. Acquisisce esperienza immediata, Robert, anche a 19 anni, in Serie B, dopo l'immediata retrocessione, vola in doppia cifra. E boom di richieste.

Non arriva certo in un'annata facile, in terra isolana. Si alternano Giampaolo e Sonetti, fino a Ballardini, aggiustatutto del Caglliari, prima di esserlo al Genoa. Il miglior marcatore stagionale è lui, trascinatore della salvezza. E' il 2008, primavera. Si comincia a parlare di lui in prima pagina, non solo sarda. Finisce in quelle italiane, in quelle polacche. Fa ridere dirlo, ma all'epoca, la Nazionale biancorossa non ha un centravanti di livello mondiale su cui puntare. E Robert Lewandowski? Parliamo di un passato remoto, in cui il numero 9 più forte al mondo militava nello Znicz Pruszkow e aspettava, in gloria, la prima chiamata nella massima rappresentativa.

La Polonia ha il bomber in casa e non lo sa. Lewandowski ha segnato 21 reti nella seconda serie polacca e prima di una chiamata nella massima rappresentativa che fu di Lato e Boniek, serve la controprova a grandi livelli. Diciamo, timidamente (cercando di non ridere), che questa arriverà.

La federazione di Zibì vede Acquafresca e ci prova. Mamma Ewa, nonno Woiceh. Proviamoci. Il vice del ct Leo Beenhakker è al Sant'Elia per Cagliari-Torino del 16 marzo, in cui Robert goleador segna una doppietta e riavvicina alla salvezza un team sardo in difficoltà. Estasi davanti agli occhi: se decide di optare per noi, vista la doppia nazionalità da parte di madre, è jackpot. Che ci sarà, grazie a Lewandowski, ma senza Acquafresca.

Il ragazzo piemontese è del resto affascinato dalla Polonia, ma si sente italiano. E' nato a Torino, ha vissuto adolescenza nel Bel Paese e maglie azzurre giovanili nei piedi. Fango, acqua, gioie ed esultanza. Si profila davanti a sè la possibilità di guidare l'Italia negli Europei Under 21 imminenti in cui, ancora una volta, la Nazionale azzurrina è favorita. Nessuno ha vinto quanto lei, nessuna può batterla. Da lì in avanti sarà sempre peggio. Ma sarà altra storia.

La storia di Acquafresca è del resto positiva agli Europei del 2008, in cui segnerà tre reti. Non abbastanza per evitare l'eliminazione da parte della Germania, poi vincitrice del primo titolo. La svolta nella storia delle giovanili tedesche, verso la generazione d'oro. Quella di Balotelli, compagno dell'italo-polacco, si chiude in semifinale.

Si chiude con un primo no la possibilità di vedere Acquafresca con la Nazionale maggiore polacca. La federazione rimarrà incollata a lui, fino alla prima gara con l'Italia. La speranza, in attesa della decisione finale. Del resto, l'Under è una cosa, le competizione dei grandi un'altra. Fino a quando non scende in campo in qualificazioni, Europei o Mondiali, può ancora difendere i colori di Varsavia. Un limbo infinito.

Acquafresca, infatti, non giocherà mai con l'Italia, intesa come nazionale maggiore, mentre la Polonia scoverà Lewandowski, facendo a meno di puntare su qualunque essere senziente dell'universo calcistico. Nella primavera del 2008, però, la questione era diversa. Tutti volevano Robert. Tutti aspettano le sue parole, che si abbattono duramente contro le speranze polacche:

"Giocare con Polonia o Italia? Una decisione al 90% l'ho già presa. So che Boniek mi stima molto e che mi vorrebbero in nazionale. Sarebbe molto felice mia mamma di vedermi giocare con la maglia della Polonia, ma devo ammettere che mi sento anche molto italiano e che preferirei stare qui. Andare agli Europei sarebbe una bella vetrina, ma ora devo pensare alla salvezza del Cagliari e a tornare a fare gol con l'Under 21. Spero che Casiraghi mi chiami, in nazionale ho sempre fatto bene, mi auguro di tornarci già per la prossima partita".

Abbiamo già spoilerato i buoni Europei di Acquafresca, così come il resto della sua storia in Nazionale. Dispiace per chi segue la moda di non voler sentire niente oltre il futuro, ma si può sempre raccontare qualcosa, conoscendo già il finale. Non è buono il finale della sua serie calcistica, lontano da Cagliari. L'anno seguente, con un tecnico in rampa di lancio di nome Massimiliano Allegri, migliorerà il suo score, con 14 centri in campionato, ma non riuscirà mai più ad andare in doppia cifra (nemmeno nel ritorno in maglia rossoblù un anno dopo).

Atalanta, Genoa, Levante, Sion, e soprattutto Bologna, dove alla fine dei conti ha passato la maggior parte della sua vita calcistica, lo hanno portato dalle alte montagne della gloria alla calma piatta del mare senza vento. Infortuni, scelte tecniche, pianeti non allineati e sliding doors lo hanno portato ad avere una fase discendente a 25 anni, tanto da ritirarsi a 32, dopo solo 19 presenze in campionato nell'ultimo quadriennio di carriera. Lui, però, non rimpiange nulla.

Quando si parla di Acquafresca a Cagliari si ricorda solo il positivo per un motivo semplice. Non ha mai avuto periodi negativi in rossoblù. 32 goal in 105 presenze, due stagioni in doppia cifra e una terza da otto centri. Amatissimo, fermato per un selfie o un saluto per le strade del quartiere Stampace, salutato con affetto. Vive in Sardegna con la famiglia, lo si vede qui e là, novello Benjamin Button sempre più giovane.

Acquafresca guarda indietro e si prende delle responsabilità per il post Cagliari, ma ricorda, come a 'jzsportnews', di come non sia stata tutta colpa sua:

"Penso che tornare indietro per evitare i problemi sia da persone deboli. Io sono orgoglioso di ciò che ho fatto nella corso della mia carriera e mi assumo le responsabilità degli errori che sicuramente ho commesso; le colpe in queste esperienze non le attribuisco solo a me, ma anche alle società che, come a Bologna, non mi misero in condizione di avere una certa continuità e quindi ripetermi nel corso delle annate.

A Genova stessa, fui costretto ad andare via per questioni di mercato, perciò non tutte le responsabilità sono mie. Ad ogni modo, come ho detto sono felice della mia carriera: pur non essendo Ronaldo, ho sempre sudato per ottenere questi traguardi e penso che per un ragazzo di Alpignano, aver disputato duecento gare in Serie A e aver messo a segno più di quaranta gol tra i professionisti, non sia un qualcosa di poco conto".

Ha provato in tutti i modi a rimanere in Sardegna, da calciatore, senza riuscirci. La parte di sè che voleva continuare, quella che osserva solo l'incompiuto per tre stagioni di beltà senza leggenda, è stata soppiantata dal ritorno come cittadino. E' polacco, è italiano, è sardo, adottato da città, tifosi e storia. Vive tra i mari e i monti, a metà tra entrambi, finalmente.