Un Napoli umile ma vincente: la mentalità da Scudetto costruita da Spalletti

Spalletti Napoli GFX
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Piedi per terra pur consapevoli della propria forza: Luciano Spalletti, in due stagioni, ha forgiato il Napoli nella testa portandolo al tricolore.
"In questa città sono quasi tutti tifosi del Napoli, quindi noi dobbiamo restituire questo amore e questo affetto".

Da subito la parola giusta nel momento giusto, semplicità e ambizioni che si intrecciano. Luciano Spalletti ha 'lavato il cervello' ad un Napoli in crisi d'identità, fino a portarlo al trionfo tricolore.

Due anni di lavoro tecnico-tattico ma sopratutto psicologico, riducendo e man mano cancellando i difetti di maturità di una squadra troppo spesso in procinto di alzare l'asticella ma puntualmente capace di perdersi sul più bello.

L'avvento di Luciano ha cambiato i connotati mentali e dato forma ad una gestione di organico e di rapporti con l'esterno da manuale: l'allenatore toscano ha saputo addentrarsi nei tessuti dell'ambiente Napoli e nella testa dei calciatori, avviando un percorso che va oltre il prato verde.

  1. FINALMENTE MATURI
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    FINALMENTE MATURI

    Dal 'sogno nel cuore' sfiorato con Sarri in poi, gli azzurri hanno attraversato una fase caratterizzata da poche certezze e tanta confusione. Il repentino cambio di approccio portato da Ancelotti ha ribaltato il precedente ciclo, rivelandosi poco incline al materiale umano a disposizione e alle aspettative della piazza. Poi la parentesi Gattuso, durante la quale alla lunga sono venuti a galla tutti i limiti di una squadra non ancora pronta per vincere.

    A far voltar pagina al progetto Napoli, invece, è riuscito Spalletti: personalità ed una giusta dose di sfacciatagine mixate a meraviglia che hanno consentito di ridare equilibrio a chi doveva scendere in campo, ristabilendo un punto di contatto forte tra squadra e tifosi.

    Se nella prima stagione il bimestre marzo/aprile aveva fatto svanire la possibilità di mettere le mani su uno Scudetto più che alla portata, facendo riemergere difetti psicologici evidentemente non del tutto accantonati, col tricolore messo in bacheca il 2021/2022 si è paradossalmente rivelato utile per tastare le carenze del Napoli, azzerarle in via definitiva e costruire una stagione super.

    In un ambiente umorale come quello azzurro, riuscire a tenere i piedi per terra restando consci delle proprie qualità non è missione da tutti: Spalletti invece ha centrato l'obiettivo conferenza dopo conferenza ed intervista dopo intervista, mostrandosi a tratti scorbutico ma nel contempo prezioso nell'evitare che naturali entusiasmi potessero trasformarsi in un boomerang letale per la testa dei calciatori.

  2. MIX TRA BASSO PROFILO E CONSAPEVOLEZZA

    Embematico, ad esempio, quanto dichiarato dall'allenatore di Certaldo alla vigilia di Ajax-Napoli.

    "Non si può pensare al pari. È l’etica del lavoro, che ti porta a crescere. Non ci nascondiamo. Si parte forte e si va addosso per togliere spazio e tempo all’Ajax per le sue giocate. Poi vedremo se ci riusciremo. In Italia il calcio è cambiato. Non stiamo lì a nasconderci. Cerchiamo sempre di vincere, poi a volte l'avversario non te lo consente. Ma la nostra mentalità è quella di provarci sempre".

    Parole che, di contro, fanno il paio con la capacità di rigettare voli pindarici messa in atto da Spalletti man mano che il Napoli vinceva partite e si avvicinava al traguardo.

    "Serve il massimo dell'umiltà, la presunzione diventa un nemico", ha evidenziato dopo Eintracht-Napoli.

    Una filosofia che contempla "occhiali da fabbro" ma parallelamente bravura nel far valere i propri argomenti: un mix tra basso profilo ed iniezioni di complimenti quando necessario, come quella riservata ai suoi dopo Empoli-Napoli commentando l'espulsione di Mario Rui.

    "Hanno avuto una reazione importantissima, nel secondo tempo soprattutto i centrocampisti hanno fatto una partita veramente tosta, di quelle con la faccia di ca**o vera che vogliono assolutamente portare un risultato a casa che può diventare fondamentale".

  3. RICETTA DA BIG
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    RICETTA DA BIG

    Il laboratorio Spalletti ha prodotto la ricetta utile a vincere sapendo scegliere i momenti: quello dove celebrare e quello in cui dribblare i proclami, creando il sottilissimo filo percorso e - tolta la favola Champions svanita - rimasto integro fino al raggiungimento dello Scudetto.

    Blackout azzerati e costante dominio sulla partita in termini di approccio e gestione: il Napoli quest'anno ha superato lo step mancante per salire sul tetto d'Italia e far parlare di sè in Europa, vestendosi da big a 360 gradi. E la mano di chi ha tracciato la strada seduto in panchina, tenendo sul pezzo i calciatori coccolandoli, esaltandoli e pungolandoli, nonchè fungendo da pompiere nelle tappe clou della stagione ("Le bandiere in città ci riempiono di orgoglio, ma sono qualcosa di illusorio", il monito di inizio aprile. Ma anche: "Dobbiamo corroderci dentro per tagliare il traguardo" e "Siamo una squadra fortissima"), risulta tangibile.

    "Possiamo aprire un ciclo perché abbiamo un gruppo forte, sano, roba fresca che può esploderti in mano e può durare negli anni", aveva ammesso il tecnico a marzo. Tra scelte di mercato azzeccate e rivoluzione psicologica, il futuro appare più azzurro che mai.

    "Qualche volta mi è stato ricordato che in tanti anni che alleno non ho mai vinto, ma se ciò è valso ad arrivare a vivere questo col Napoli, allora sono contento che sia stato così".