Tony Hibbert, l'uomo senza goal ufficiali: invasione di campo dopo l'unico in amichevole
"Bene vixit qui bene latuit". "Ha vissuto bene chi ha saputo stare ben nascosto"
Contenuta nel Tristia di Ovidio, tale frase risalente a 2000 anni fa, si pone sulla stessa linea del consiglio epicureo del vivere nascosti, evitando la vita cittadina.
Trasportato ai giorni nostri, il principio può essere applicato a chiunque possa permettersi un'esistenza lontana da ressa e caos. Dalle domande e dai giudizi. Dalle ore perse all'interno di code e circo mediatico. Digitale.
Nè fuori dal tempo, nè fuori dallo spazio. Un'esistenza riservata all'interno di un mondo in cui di riservato c'è poco o niente. Riuscirci non è facile, volerlo non è da tutti. Soprattutto se a seguirti sono in milioni.
Aspettano il tuo post, le tue parole. Vogliono conoscere tutto di te, e più ti chiudi, più vogliono aprire il tuo mondo e scrutare ogni singolo segreto rimasto nascosto agli occhi del mondo.
Vivere nascosti quando si è giocatori professionisti, senza post e like, senza feste sui social e ristoranti visitati. Niente partnership, swipe up e mi piace.
Essere così fuori da tutto, alla vecchia maniera, sia essa giusta o sbagliata. Poi, all'improvviso, chiudere. E scappare lontano, per essere ancora più nascosto, vivo e attivo. Con la natura e i ricordi, senza rimpianti o rimorsi.
Tony Hibbert, leggenda dell'Everton - l'unica squadra professionista della sua carriera - rappresenta un calciatore unicum. O quasi.
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329 PRESENZE, 0 GOAL UFFICIALI
Hibbert è nato a Liverpool. Ha sempre giocato a Liverpool. Nel dizionario, alla definizione 'riservato', c'è il suo nome, il suo cognome, il suo volto. Un ragazzo che a 9 anni entra nelle giovanili dell'Everton e fino all'ultimo, fino a quando gli sarà data l'opportunità, ne farà parte. Probabilmente avrebbe continuato con i Toffees fino ai 92 anni, ma quanto accaduto nel 2016, con la sua forzata partenza, probabilmente l'ha definitivamente liberato.
Certo, Hibbert amava l'Everton e i suoi tifosi, ma il suo carattere da schivo e diverso calciatore nell'era social a lungo andare hanno permesso di dimenticare in che modo è avvenuta la sua partenza. Tony è un idolo come pochi a Liverpool. I fans dei Reds l'hanno sempre rispettato, perchè nonostante fosse il massimo rappresentante dell'altra sponda cittadina, non aveva mai attaccato i rivali. O pronunciato frasi scolpite nell'eternità dei rimpianti. Posato negli atteggiamenti in campo, ma per nulla remissivo. Un esterno di corsa e tenacia, forza e qualità.
A proposito di qualità, Hibbert ne aveva tante. Sapeva difendere sia in maniera rozza che limpida e pulita: i gialli non mancavano, ma la corretteza era di casa. Tony, però, non sapeva segnare. C'è chi passa due o tre stagioni senza segnare, impazzendo per l'eternità e la pazienza che manca. Tony ci ha provato, ma la sua posizione di terzino di rottura e non di devastante treno proiettile, ne ha limitato le possibilità. Quando Hibbert ha lasciato l'Everton nel 2016, le presenze da one-club men - definizione che accoglie ogni giocatore capace di giocare con una sola squadra nell'intera carriera - erano 329. I goal 0.
Hibbert sembrava uscito dai primi decenni del '900. Pochi sorrisi, concentrazione massima sul portare a termine il proprio lavoro. I suoi ex compagni hanno cercato di spiegare che ogni tanto dalla sua bocca veniva fuori quella battuta che non ti aspettavi, ma i casi erano talmente rari da renderle speciali in toto. I tifosi non potevano tramutarlo nel proprio beniamino. Certo, nelle storie i cattivi hanno più fascino, ma la fedeltà e l'amore per il club viene prima di qualsiasi super-potere da fumetto.
L'esultanza per quell'unica non ufficiale rete descrive tutto il mondo di Hibbert e la considerazione da parte dei suoi fans.
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LA RETE E L'INVASIONE
Ad agosto 2012, l'Everton affronta l'AEK Atene in amichevole benefica organizzata da Tony. Siamo in Grecia, la patria di Epicuro e Ovidio. Atene. Sugli spalti i soliti striscioni, quelli che da mesi e ormai anni i tifosi di Liverpool portano ad ogni gara: "If Hibbert scores, we riot". Insomma, se Tony segna, faremo un po' di casino. Nessuno sembra prendere sul serio questa possibilità, perchè le stagioni sono passate e la Mission sembra ormai diventata Impossible. Hibbert ci è andato vicino qualche volta, ma non ha mai segnato. Il goal? Non arriverà. La rivolta festosa dei tifosi è lontanissima.
E poi, quella punizione. Moyes è alla guida dell'Everton ormai da un decennio. La sua parola è legge, ma in squadra anche quella di Tony Hibbert conta. E quando una punizione al limite sta per essere battuta da Osman o Baines, mister terzino destro chiede di calciarla.
Il mister ci tiene a quella gara, può essere un buon allenamento in vista della nuova stagione. Dunque si gioca come in campionato, gli specialisti sono gli stessi scelti per le prossime e imminenti sfide di Premier. Ma l'atmosfera è calda e festosa e Hibbert ottiene l'ok per calciare. Palla in buca, all'angolo sinistro.
Rivedendo quel video, sembra veramente di vivere la finale di una Coppa del Mondo o il 1000esimo goal in carriera di Hibbert. L'esultanza dei compagni è quanto mai spontanea e liberatoria, così come quel sorriso che Tony nascondeva da tempo.
Non si erano mai nascosti invece i suoi tifosi, evidenziando di voler insorgere dopo un suo goal.
Prima uno, poi dieci e alla fine decine e centinaia. Tutti oltre gli spalti, riversati in camp
o per festeggiare la rete di Hibbert. Una tranquilla amichevole estiva si tramuta in una promessa da rispettare e realizzare.
"I ragazzi mi dicevano nello spogliatoio che era come una favola" dirà Hibbert a Ha detto alla BBC Radio Merseyside, in una delle sue rare interviste.Un discorso ripreso anche al Podcast ufficiale dell'Everton, brevemente: "Le magliette e gli striscioni, dicevano che avrei potuto farlo. Ma la gente continuava a dire che non sarebbe mai successo. Era pazzesco, l'AEK Atene non era felice. Se avessi segnato sapevo che sarebbero scesi in campo".
Mister Moyes applaudirà, scherzando sull'aver sempre sbagliato gli specialisti. E dire che Hibbert aveva avvisato tutti. Nessuno aveva ascoltato:
"Non voglio tirare un rigore se ci sarà, è un modo così facile di segnare. Se devo fare goal, voglio che sia dai 30 metri". Non proprio, ma quasi.
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QUELLA È LA PORTA
Quando Hibbert segna contro l'AEK Atene ha un contratto in scadenza. La sua era in maglia Everton è stata lunga e soddisfacente - anche senza trofei - ma potrebbe volvere presto al termine, nel giugno 2013. Si è parlato di una possibilità di rinnovo, poi più nulla. Umile sempre, ma anche consapevole della sua importanza, quando l'estate è ormai arrivata, Tony aspetta solamente una chiamata. La scadenza non gli fa paura, sicuro che anche dopo la stessa potrà proseguire come terzino destro del club che ama. Una formalità.
Nel frattempo, però, l'Everton è cambiato. Il presidente, l'allenatore, l'atmosfera. Tutto diverso. Nuova direzione, nuovi volti. Nuove scelte.
"Ero a Formby con mio padre e mio fratello quando mia moglie Samantha ha chiamato per dire che aveva ricevuto messaggi di testo da amici, dicendomi che non mi avevano confermato. Era sul sito web" racconterà Hibbert al Daily Mail.
“Non ci potevo credere così ho chiamato un amico al club per controllare. Mi disse: "Tony, onestamente non so perché nessuno ti abbia parlato. Come me, anche Osman. Non dirò una bugia, mi sono sentito ferito. Sicuramente qualcuno al club avrebbe dovuto capire che non era giusto. Avrei preferito che in qualsiasi momento della stagione mi fosse stato detto che non ci sarebbe stato un contratto, quindi avrei avuto la possibilità di pianificare il mio futuro e dare un vero addio. Nessun giocatore se lo merita, che sia in un club da cinque minuti o da 25 anni".
Nessun avviso, nessuna telefonata o messaggio. Niente di niente. Hibbert non è più un giocatore dell'Everton, all'improvviso. Dopo oltre due decenni.
"In quale altro lavoro qualcuno verresti licenziato senza che un senior manager parli e spieghi cosa sta succedendo? Non l'ho mai capito e onestamente non so perché. Non ho avuto la possibilità di salutare adeguatamente i tifosi. Ogni contratto che avevo all'Everton, non l'ho mai messo in discussione o chiesto più soldi. Non ho mai scatenato una tempesta nemmeno da bambino. Ma da quando David Moyes se n'è andato (nel 2013), ho notato che il club non ha lo stesso feeling. People's club? Non più".
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CARPE FRANCESI E DECIMA SERIE
Hibbert lascia l'Everton e sparisce. Niente corsi di allenatori o muscoli mostrati in vacanza. Nessuna dirigenza o addio ufficiale. Quando il suo contratto scade, finisce anche quelle comparsate limitate nella vita pubblica.
Non ha mai nascosto che il suo grande problema fu quello di non essere stato informato dell'imminente mancata confermata. Avrebbe potuto salutare i tifosi e programmare ciò che aveva in mente da tempo. Tutto all'improvviso, invece. Ma l'addio dalla scena pubblica era già messo in conto.
Nei suoi tre decenni da essere umano a Liverpool, Hibbert ha avuto come principale fuga dal mondo calcistico e delle pressioni mediatica la pesca. Mattanza, sport, hobby. Ognuno la vede come vuole. Tony lo renderà lavoro.
Si trasferisce nel comune francese di Louzy, 1.200 abitanti. Si è innamorato della cittadina dopo aver cercato in lungo e in largo nel territorio transalpino la sua nuova casa. Con la moglie al suo fianco, la scelta è caduta a ovest. All'opposto rispetto a Villiers-en-Prayeres, dove Hibbert inizia la sua nuova vita lavorativa.
Tony acquista un'attività, un lago dove ospitare i pescatori che non desiderano altro che gettare l'esca e farsi fotografare con trofei (sigh) ancora vivi. Grandi carpe.
Al Lac De Premiere, Hibbert crea un ristorante da 120 posti, un bar e svariati servizi per chi vuole passare una settimana all'insegna del turismo ittico.
L'attività d Hibbert chiuderà nel 2018, prima di riaprire ed attirare pescatori e tifosi, desiderosi di andare oltre il ritiro e la riservatezza di Tony.
I’m sorry to announce that Lac De Premiere will not be opening in 2018.
— Lac De Premiere (@LACDEPREMIERE) November 10, 2017
Me (Tony) made the decision to work on the lake to get it back to a standard that I’m happy with. People who have paid deposits for next year, please contact me though the website. Thanks Tony HibbertTra Louzy e Lac De Premier ci sono circa 5 ore di macchina. Hibbert non è sempre presente al lago e per questo può permettersi di vivere a lunga distanza. Quando è necessario si reca nel villaggio ad est, ma anche ad est c'è da fare. Per esempio, toccare di nuovo il pallone.
Nel 2022 Hibbert è ancora un giocatore ritirato, ma con un passatempo che in una vita passata chiamava lavoro. Nella sua via abita un dirigente dell'ES Louzy,
club francese di decima serie. Una chiacchiera tira l'altra e Tony chiede di far parte del club
.Ogni tanto allena la squadra Under 13, ogni tanto partecipa alle gare. Sì, segna anche qualche goal. Ufficiale, non ufficiale. Che importa? Come se a qualcuno importava che la rete contro l'AEK non fosse all'interno di un match di Premier League.
"Non voleva media" ha raccontato Jérôme Archambeau, presidente dell'Etoile Sportive de Louzy, a 'So Foot'. "Era chiaro, nitido e preciso. Lo scopo del suo arrivo era cambiare lo scenario e trovare la pace. Non voleva entrare nel più completo anonimato, ma non voleva neanche finire in prima pagina su tutti i giornali".
Da quando Hibbert viene annunciato, il mondo dell'ES Louzy cambia. Telefonate dai più svariati media britannici e francesi, richieste da parte dei tifosi dell'Everton, interviste, maglie. Di nuovo quella dannata notorietà: "Quando abbiamo pubblicato un post su Facebook con il suo arrivo, siamo stati molestati da ogni dove. Lui come me. Non ce la facevamo più" continua Archambeau, costretto ad eliminare il post dell'annuncio.
Ad un anno di distanza, Hibbert sembra scomparso dalla rosa dell'Es Louzy. Del resto gli anni sono 42 e l'attività Lac de Palmier va a gonfie vele.
Di Tony Hibbert si è sempre saputo poco. Se non che il goal non era il suo forte. In fuga, mentre tutti cercavano di scovarlo, di conoscere il suo mondo. Nascosto, quasi sempre. Felice, probabilmente.
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