Roberto De Zerbi si è raccontato alla Gazzetta dello Sport. Una lunga intervista, quella dell'allenatore del Brighton, che si è aperto a 360°, a partire dalla sua attuale esperienza in Inghilterra, partita esattamente undici mesi fa con un messaggio d'accoglienza speciale.
"Quando sono arrivato in Inghilterra mi ha telefonato Guardiola. “Se hai bisogno di qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi”. Un grandissimo gesto, all'arrivo qui io ero uno zero. Ora siamo amici. I suoi elogi mi inorgogliscono: posso sembrare uno molto pieno di sé, ma sono onesto e so che non sono arrivato fin qui per caso o per fortuna".
Per il Brighton sarà la stagione dell'esordio in Europa, dopo 122 anni di storia.
"L’angoscia mi accompagna da sempre in questo mestiere. Al momento stiamo iniziando la stagione più importante, quella della conferma, e abbiamo perso tre giocatori determinanti, Mac Allister, Colwill e Caicedo. Penso però che i grandi club possono comprare chi vogliono, ma non l’anima: quella non è in vendita. E questa è la squadra che meno mi assomiglia calcisticamente ma più mi assomiglia come anima".
Qualcuno ha pensato anche a lui per la Nazionale, ma il classe 1979 ha il nome giusto per gli azzurri.
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"Spalletti se lo merita, farà benissimo. Il suo Scudetto è la vittoria del gioco. È un allenatore non più giovane ma sempre affamato di migliorarsi, come me ma con vent’anni di meno. Se mi guardo tra vent’anni, non mi rivedo così intenso. La cura del dettaglio è la peculiarità che lo fa grande. Simili anche in questo".