Behrami e il cuore diviso tra Italia e Svizzera: il caso Nazionale, i 4 Mondiali e Napoli 'odi et amo'

Behrami Switzerland Napoli
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L'ex centrocampista ha vissuto gran parte della sua carriera lunga oltre 20 anni tra Serie A e Serie B: è stato un pilastro della Svizzera.

150 chilometri circa. È questa la distanza che divide Stabio, cittadina del Ticino, a Brescia. Ad unire Milano, a metà strada tra le due. Radici kosovare e cuore diviso tra Svizzera e Italia, il Paese in cui è nato e quello in cui è cresciuto ed è diventato grande come uomo e come professionista.

Valon Behrami ha costruito la sua carriera proprio nel Belpaese. Partito da Stabio, ha appeso gli scarpini al chiodo proprio a Brescia a 37 anni, dopo un lungo girovagare dietro ad un pallone.

Oggi è uno dei talent più apprezzati e racconta il calcio nel piccolo schermo, su DAZN, portando in dote la sua lunga dose di esperienza maturata in una carriera lunga oltre 20 anni sul rettangolo verde di gioco.

"Ho cominciato facendo atletica, correvo tanto da ragazzo. La corsa però è una continua lotta contro se stessi e fa provare poche emozioni - ha raccontato in un'intervista rilasciata a 'Il Posticipo' -. Un giorno mancava un uomo nella squadra di un mio amico, mi ha chiesto se volessi giocare. Ho segnato due gol, abbiamo vinto 2-0. Ho provato un'emozione grandissima. Una rete in allenamento mi emozionava più di cinque giorni di corsa".

Così, per caso, è nata la storia d'amore tra Valon Behrami e il calcio. Un momento che ha segnato l'esistenza di Valon.

  1. GLI ESORDI E L'ASCESA IN ITALIA

    Stabio, nel cuore del Ticino. Lì la famiglia di Behrami si stabilisce a inizio anni '90 ed proprio lì che Valon muove i primi passi nel mondo del calcio.

    "Mio padre e mia madre lavoravano in Kosovo, quando è iniziata la guerra però siamo scappati. Mio padre era capo azienda di una fabbrica, mia madre faceva la segretaria. In Svizzera però i loro attestati professionali non valevano, allora sono stati costretti a ripartire dal basso. Mio padre ha fatto l'operaio, mia madre la donna delle pulizie. Poi io ho avuto la fortuna di giocare a calcio e quando ho cominciato a guadagnare sono riuscito a farli smettere di lavorare".

    Ben presto passa prima al Chiasso e poi al Lugano, di cui nel 2002 entra a far parte del giro della prima squadra.

    Saranno Udinese e Genoa a notarlo nella seconda divisione svizzera e decidere di investire su di lui in un'operazione fatta in sinergia per portarlo in Italia.

    Behrami veste la maglia del Grifone nella sua prima stagione in Italia, prima di passa al Verona nell'annata successiva. Con gli scaligeri, che militano in Serie B, colleziona 33 presenze totali e realizza 3 goal.

    L'ascesa del calciatore svizzero di origini kosovare prosegue con il trasferimento alla Lazio, dove giocherà per tre stagioni.

    Arrivato in comproprietà in estate, dopo soli sei mesi il club biancoceleste decide di acquisire l'intero cartelino dal Genoa e puntare su di lui.

    In biancoceleste la notte più importante resterà senza dubbio quella del 19 marzo 2008, quando allo scadere segna il goal vittoria contro la Roma con un tocco da pochi passi sulla sponda di Mauri, prima di una lunga esultanza proprio sotto la Curva Nord.

    Al termine di quella stagione, Behrami comunica alla Lazio di voler esercitare l'articolo 17 della FIFA e liberarsi del vincolo contrattuale attraverso il pagamento di una penale.

    Qualche settimana più tardi, però, il calciatore fa retromarcia e lascia la Lazio per 6,5 milioni di euro: a sborsarli è il West Ham, che lo porta in Premier League.

    L'avventura in Inghilterra è, però, segnata da un lungo infortunio. È il 1° marzo 2009 quando nel match contro il Manchester City si fa male ad un ginocchio: torsione innaturale, tacchetti fissi a terra e il calciatore che sviene, prima di lascia il campo in barella e con la maschera d'ossigeno.

    Tornerà in campo nella stagione successiva, ad inizio settembre, riprendendosi una maglia da titolare. I problemi iniziano nell'estate 2010, con l'arrivo di Avram Grant in panchina.

    Behrami perde posizioni nelle gerarchie e decide di tornare in Italia a gennaio, quando accetta la proposta della Fiorentina. In viola resterà per un anno e mezzo, collezionando oltre 50 presenze e tornando a giocare con continuità.

  2. L'AVVENTURA AL NAPOLI

    "La piazza a cui sono più legato? Per lo spirito dico Napoli: se ci vai una volta poi non te la scordi mai. In quegli anni calcisticamente avevo raggiunto il massimo, li ho vissuti in maniera speciale. A Napoli ti fanno vivere tutto a mille, quello è stato il momento più bello della mia carriera".

    Grazie all'exploit con la maglia della Fiorentina, Behrami attira l'attenzione del Napoli, che nel luglio 2012 conclude la doppia operazione con i Viola portando in Toscana lui e Gamberini.

    Nella prima stagione all'ombra del Vesuvio, Behrami sfiora il primo trofeo in carriera, nella finale di Supercoppa Italia persa contro la Juventus.

    Con i partenopei conquista il secondo posto in campionato, mentre nella stagione successiva arriva il primo e unico trofeo in carriera, la Coppa Italia vinta il 3 maggio 2014 in finale contro la Fiorentina.

    L'arrivo in panchina di Rafa Benitez, che aprirà un nuovo ciclo e darà il via ad un nuovo progetto, e un episodio particolare capitato fuori dal rettangolo verde di gioco segneranno la separazione tra Behrami e il Napoli.

    "Ero in macchina e ho visto che mi stavano seguendo, mi hanno rotto lo specchietto e poi dopo aver abbassato il finestrino mi hanno puntato una pistola alla testa - ha raccontato a Blick -. Uno shock. Mi hanno rubato anche l'orologio. Uno indossava una calza, l'altro l'ho visto e sono andato a denunciarlo, identificando il ladro come nei film. Poco prima del processo ho ricevuto minacce dalla famiglia di quest'uomo. Poi andai dal parrucchiere con mia figlia e mi rubarono l'auto. A quel punto ho detto basta, voglio andarmene da qui".

  3. IL GIRO D'EUROPA

    Il viaggio di Behrami riparte. Il centrocampista svizzero ricomincia dall'Amburgo, in Bundesliga, dove giocherà nell'annata 2014/2015.

    Una sola stagione, prima di tornare in Premier League. Sempre Londra, ma questa volta nel neopromosso Watford. Dopo una prima annata tutto sommato positiva, l'arrivo di Walter Mazzarri, che lo aveva allenato già a Napoli, può dare una svolta all'avventura di Behrami in terra inglese che però non arriverà mai.

    La nostalgia dell'Italia, però, si fa sentire e Behrami decide di tornare nel Belpaese. È l'agosto 2017 quando passa a titolo definitivo all'Udinese.

    L'avventura in Friuli sarà positiva, con Behrami che viene nominato capitano nell'agosto 2018, dopo la partenza di Danilo. Un riconoscimento per la costanza, la personalità e la grinta del centrocampista elvetico.

  4. LA QUERELLE UDINESE-SVIZZERA: IL CASO NAZIONALE

    Proprio nel corso dell'esperienza con i friulani scoppia il caso con lo scontro tra l'Udinese e la Federcalcio Svizzera.

    Alla base dello scontro la convocazione tardiva di Behrami, già infortunato, per la doppia sfida contro l'Irlanda del Nord di playoff delle qualificazioni ai Mondiali di Russia 2018.

    Una chiamata arriva con ben cinque giorni di ritardo rispetto alla scadenza del termine e soprattutto della volontà del commissario tecnico Vladimir Petkovic di schierarlo nonostante il club bianconero avesse comunicato l'infortunio muscolare del calciatore con la lesione al bicipite femorale sinistro.

    Behrami non scenderà in campo per la gioia dell'Udinese.

    "Udinese Calcio prende atto della scelta della Federazione Svizzera di non aver fatto scendere in campo, nelle due partite giocate contro l’Irlanda del Nord, il giocatore Valon Behrami - recita il comunicato del club -. Udinese Calcio si ritiene soddisfatta della scelta della Federazione Svizzera, la quale ha evidentemente compreso i rischi formali legati al non rispetto delle normative vigenti sul tema della convocazione di giocatori, sia per quanto attiene il tema della violazione delle tempistiche di convocazione, sia relativamente al loro stato di salute. Udinese Calcio sottolinea come la propria azione, volta a tutelare i propri interessi e la salute e forma fisica del proprio giocatore Valon Behrami, sia andata a buon fine e, per quanto la fattispecie non si sia concretizzata, chiederà alla FIFA - alla quale aveva rivolto formali richieste di intervento - di pronunciarsi sul caso, affinché si crei un concreto precedente e altre squadre non abbiano a trovarsi in simile situazione in futuro".

    Segue un incontro distensivo tra le parti con tanto di comunicato ufficiale.

    "Nel corso della giornata di ieri - si legge sul sito della società - l’Udinese Calcio e l’Associazione Svizzera di Football (ASF) hanno avuto occasione di confrontarsi sul tema della convocazione del giocatore Valon Behrami. Il confronto, pacato e costruttivo, ha portato a una riconciliazione tra le parti, che si basa su due importanti assunti: l’ASF ha confermato il disguido temporale della convocazione del giocatore, rispetto ai tempi dettati dalla normativa vigente della FIFA; Udinese Calcio ha preso atto del senso di responsabilità dell’ASF per non aver fatto giocare Behrami a causa del suo infortunio muscolare, e dell’opportunità sfruttata di averlo avuto in gruppo per dare loro il suo sostegno morale nelle due decisive gare contro l’Irlanda del Nord".

    Il Direttore Generale dell’Udinese Calcio, Franco Collavino, ha commentato:

    "Siamo soddisfatti dell’intesa raggiunta con l’Associazione Svizzera di Football che pone fine in maniera amichevole a un diverbio giuridico fra le due parti".

    Pronta la risposta di Claudio Sulser, delegato alla Nazionale Svizzera:

    "È nostra cura mantenere buoni rapporti con le società in cui militano i nostri calciatori. Siamo contenti di aver chiarito e risolto questo malinteso con l’Udinese e auspichiamo buone future collaborazioni. I malintesi fra ASF e Udinese Calcio sono stati risolti in maniera costruttiva da entrambe le parti e i rapporti si sono quindi normalizzati. Sussiste la concreta intenzione di lavorare per una collaborazione futura che si poggi su basi solide, considerando che numerosi nazionali elvetici hanno giocato e giocano con l’Udinese: Gökhan Inler, ex-capitano dei rossocrociati, Gelson Fernandes e adesso Silvan Widmer e Valon Behrami".

    Un malinteso che si è concluso con un nulla di fatto e la decisione dell'Udinese di ritirare l'esposto alla FIFA.

    "A seguito della riconciliazione intercorsa, Udinese Calcio ha ritirato il proprio ricorso presso la FIFA".

  5. GENOA 2.0 E RITIRO

    La storia d'amore tra l'Udinese e Behrami finisce nel 2019. Complice la frattura al perone rimediata il 4 aprile, l'annata si conclude in anticipo con il calciatore e il club che in estate decidono di separarsi.

    Lo svizzero torna in patria nel luglio 2019 con il trasferimento nelle fila del Sion. Un'esperienza che durerà appena tre mesi, prima della risoluzione del contratto arrivata il 3 ottobre.

    "La nostra storia era partita bene, ma per diverse ragioni si è giunti a questa situazione - ha commentato il calciatore -. Abbiamo preso questa decisione in pieno accordo, per lasciarci nel migliore dei modi".

    Behrami torna alle origini. È il 3 gennaio 2020 quando il Genoa annuncia il ritorno del centrocampista elvetico a 17 anni di distanza dall'esordio in Serie A.

    "Il Genoa Cricket and Football Club rende noto di aver ricevuto il transfert internazionale per il tesseramento del centrocampista svizzero Valon Behrami (Mitrovicë, 19/04/1985). Gli esordi in Italia di Behrami riconducono alla stagione 2003/04 in maglia rossoblù".

    A Genova resta per due anni, totalizzando 53 presenze, fino alla risoluzione del contratto il 21 gennaio 2022.

    Resterà svincolato per pochi giorni, prima di trovare l'accordo con il Brescia. Behrami firma il 31 gennaio con le 'Rondinelle', club di cui veste la maglia fino al termine della stagione 2021/2022 prima di annunciare il ritiro.

  6. LA SVIZZERA E I 4 MONDIALI

    2006, 2010, 2014 e 2018. Valon Behrami è il primo calciatore nella storia della Svizzeria a giocare 4 edizioni dei Mondiali.

    La scintilla tra la nazionale e il calciatore cresciuto a Stabio scocca nella notte dello spareggio contro la Turchia, quando il 20enne sigla il goal che regala la qualificazione ai Mondiali di Germania 2006 alla selezione elvetica.

    "Quel Turchia-Svizzera però resta davvero un'esperienza incredibile sotto tutti i punti di vista. L'arrivo in aereoporto, il viaggio fino all'albergo, ci abbiamo messo quasi tre ore tra cartelli poco amichevoli e lanci di uova. Ma avevo 19 anni e l'incoscienza magari ti porta a non capire bene cosa sta succedendo. In campo invece quella volta l'ho sentita. È stata forse una delle peggiori partite, ma come esperienza è stata incredibile".

    Una pubalgia lo costringerà a giocare solo due minuti, contro la Corea del Sud, di quella competizione.

    Successivamente, Behrami viene convocato per i Mondiali 2010 in Sudafrica, dove gioca il match contro il Cile e viene espulso; l'edizione 2014 in Brasile in cui scende in campo in tutta la fase a gironi - contro Ecuador, Francia e Honduras - contro l'Argentina negli ottavi; infine la Coppa del Mondo 2018, in cui indossa addirittura la fascia da capitano negli ottavi di finale contro la Svezia dopo le gare contro Brasile, Serbia e Costa Rica.

    Un record - quello dei quattro record - eguagliato da Shaqiri nel 2022.

    "Il primo momento che ho indossato questa maglia non capivo la responsabilità e cosa rappresentasse, infatti ho avuto diversi problemi. Col tempo invece ho iniziato a godermi questa esperienza. Ci tenevo davvero a ripagare la Svizzera per quello che mi ha dato. La sensazione di poter dare indietro qualcosa, anche se solo sportivamente, è stata unica per me".

    D'improvviso, la lunga storia tra la nazionale svizzera e Behrami si è conclusa. Non per volere del calciatore, come ha spiegato lui stesso nel 2018, quando è arrivato lo stop di Petkovic.

    "Mi ha chiamato oggi. Pensavo fosse una chiamata di cortesia invece mi ha messo alla porta. "Ho pensato tante volte di lasciare ma mi sentivo protagonista di questo gruppo. Questa è una scelta politica. L'allenatore potrà dire quello che vuole, ma si tratta evidentemente di una scelta politica. È una decisione presa da qualcuno che di calcio non capisce nulla".

    Un attacco senza mezzi termine per la fine dell'esperienza in nazionale dopo 83 presenze e 2 goal. Un addio amaro dopo un lungo percorso insieme.